Prevole, ovverossia i pergolati massesi 


Per la costruzione del pergolato (prevola) si usano i pali di castagno (lieveni o levene) e ricordiamo che la maggior parte dei castagneti della Penisola sono cedui e sono utilizzati per produrre pali e pertanto vengono tagliati dopo un periodo di 12-15 anni.

I più grossi e diritti (‘mpieri, ma anche allirti) sono piantati in terra, secondo una griglia a maglia quadrata di 2,80 metri di lato, per una profondità di circa un metro lasciando all’esterno 5/6 metri. Oltre un metro più in basso delle cime dei pali si crea una griglia di pali un po’ più sottili che portano nomi diversi a seconda della loro posizione: i currienti reggono i cavalli e con essi formano i quadrati che hanno i vertici negli allirti; sempre perpendicolarmente ai currienti e poggiati su di essi, fra i cavalli, si stendono le curreje che quindi dividono i quadrati a metà formando dei rettangoli. Fra currienti e curreje si stendevano quindi le pagliarelle (sotto).

Per evitare sbandamenti e per dare maggiore solidità a tutta la struttura del pergolato, si aggiungevano delle diagonali poze (con la o chiusa), utilizzando per ciascuna di esse due o tre lieveni scelti fra quelli più storti e irregolari, poco adatti ad altri usi. Infine si creava un altro livello di currienti più o meno a metà dell’altezza dei ritti.

Currienti, curreje e cavalli, per essere accoppiati alle estremità e dare quindi continuità alla struttura, dovevano essere assottigliati alla base. Questa operazione si chiamava spalettatura e si effettuava con un’ascia a forma di zappa dopo aver bloccato il palo, posto in diagonale, contro una base di legno. Le parti tagliate si chiamavano tacche.

Tutti i fissaggi venivano effettuati a mano senza uso di chiodi, ma solo con legature di filo di ferro da 1 mm. Questo si comprava in matasse e poi veniva trasferito su bastoncini di legno (mazzarielli, ovviamente di castagno) utilizzati anche come leva per ottenere una legatura stretta. Il trasferimento dalla matassa al mazzariello avveniva con l’ausilio di un apposito congegno detta molto genericamente machinetta. Per essere fissato il mazzariello aveva una delle due estremità quadrata.

Nel limoneto tradizionale al centro di ogni quadrato, quindi fra quattro ‘mpieri, c’era un albero circondato da una piazzola circolare ribassata (fonte), ciò per trattenere l’acqua quando non si irrigava ancora con i moderni metodi. Infatti, se oggi si usano gli impianti a goccia o altri sistemi simili, un tempo si scavavano (con la zappa) dei canali che correvano lungo i poggetti che separavano le fonti e quindi, aprendo la vasca di raccolta che si trovava nella parte più alta dell’agrumeto, si riempivano le fonti una per volta deviando il flusso dell’acqua chiudendo un canale e aprendo il successivo più a valle. Per questo motivo l’agrumeto classico doveva essere terrazzato e le terrazze avevano una leggera pendenza verso valle.


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