seconda edizione - luglio 2009 *** terza edizione - aprile 2018 (eBook)
Le coste di Sorrento e di Amalfi toponomastica antica, moderna e dialettale Giovanni Visetti Editoriale Scientifica, 1991 In un momento di ripensamento degli statuti epistemologici tradizionali da parte di tutti gli ambiti disciplinari; in un momento di crisi delle culture politiche apparse egemoni nei passati decenni, il richiamo della memoria storica non è un ideale di ritorno, ma un indispensabile richiamo alle proprie origini, rifiutando insieme l’ossificazione del passato e l’agitarsi scomposto, disposto a seguire il caos movimentistico del presente. La lacerazione della consapevolezza storica rende inattendibili ogni cultura e ogni società, impedendo il processo di costituzione della coscienza etico-politica, senza di cui la libertà si smarrisce nel nichilismo del potere come forza. Fulvio Tessitore | copertina della prima edizione - luglio 1991 | Questo libro con i suoi quasi 1500 toponimi costieri, colma una lacuna della pur vastissima bibliografia esistente sulla penisola sorrentino - amalfitana. Utilizzando le testimonianze dei pescatori delle marine della penisola sono qui registrati, oltre ai toponimi dialettali, notizie di fatti, personaggi, leggende e tradizioni sopravvissuti al tempo solo grazie alla memoria collettiva delle popolazioni locali. L’autore ha saputo fondere la sua passione per il mare e per l’ambiente costiero con l’interesse per le tradizioni popolari, contribuendo così a salvare dall’oblio almeno una piccola parte dell’immensa secolare cultura della penisola sorrentino - amalfitana. |
Fra le innumerevoli pubblicazioni, saggi e guide che nel corso dei secoli hanno trattato dei vari aspetti della penisola sorrentino-amalfitana, raramente si trovano testi che trattino di toponomastica e, fra i pochi che lo fanno, quasi nessuno si occupa della tradizione orale. ....... Anche se a molti potrà sembrare strano è ancora possibile veder volteggiare il falco pellegrino, scoprire ceppi di palme nane che crescono abbarbicate alle falesie calcaree, addentrarsi in grotticelle con le pareti colorate da astroides, attinie e spugne. Guida per magiche coste (Gino Cavallo - IL MATTINO - 19 luglio 1991) Strano libro quello che Giovanni Visetti ha dedicato a luoghi che conosce ed ama da sempre, Le coste di Sorrento e di Amalfi, e che Fulvio Tessitore ha voluto nella collana La memoria storica che dirige per la Editoriale Scientifica. Strano, in positivo beninteso, perché testimonia di un lavoro preparatorio di incredibile minuziosità in tempi di libri costruiti a ritmi da catena di montaggio, con fretta e sciatteria. Una guida alla toponomastica antica, moderna e dialettale, come recita il sottotitolo, ed in effetti del nome di ogni cala, di ogni promontorio, di ogni scoglio troverete nel volume radici e prodromi delle attuali denominazioni. E fin qui verrebbe di pensare ad una dotta esercitazione accademica. Ma chi conosce l'autore (un marinaio che, stanco di navigare, s'è trasformato in canoista sfrenato e, più recentemente, in cultore di mountain-bike) sa bene che Visetti rappresenta quanto di più lontano da un topo di biblioteca sia possibile immaginare. Canoa e bicicletta, insieme con l'affettuosa consulenza di un pool di specialisti (Sandro Strumia per la botanica, Gabriele de Filippo e Lucilla Fusco per l’avifauna costiera e migratrice, Ernesto Mollo per l'ambiente marino) hanno fatto tuttavia di Visetti una singolare figura di «ricercatore». Gli scogli di cui parla, credeteci, li ha davvero raggiunti uno per uno con la sua canoa. I sentieri dei quali racconta li ha effettivamente percorsi (fin dove possibile, e anche oltre, in bicicletta). Il suo rispetto per l'ambiente non è frutto di recenti riprese della cultura ambientalista, ma autentica scelta di vita, insopprimibile esigenza di restare quanto più possibile in sintonia con la natura. Le coste di Sorrento e di Amalfi rappresentano perciò l'ideale compagno di viaggio per chi da mare o da terra, voglia provare a lasciare per una volta gli itinerari obbligati delle vacanze. Sembra impossibile, eppure questi luoghi da millenni cari ai viaggiatori conservano ancora angoli semisconosciuti. Verrebbe quasi di prendersela con l'autore del volume per aver svelato questi ultimi segreti, queste miniere di dimenticate emozioni. Ma per chi non è in vena di esperienze di trekking, per chi concepisce le vacanze molto più cerebralmente, il libro offre anche altri stimoli. Intanto l'attenzione riservata in tutto il volume alle mille storie e leggende che fanno di queste terre una sorta paradiso dell’immaginario, in sintonia con la meraviglia dei luoghi. Dietro a molti nomi si nascondono storie tra il pagano e il cristiano, favole di grande suggestione, un cocktail di storia e fantasia sovente inestricabile. Vi ritroverete le grandi paure per le invasioni saracene contro le quali venne eretta quella monumentale schiera di torri d'avvistamento che pare quasi proporsi come mediterranea muraglia cinese. E che in realtà non servì ad attenuare i pericoli di furiose incursioni. Storie di pescatori in perenne conflitto con un mare pronto a trasformarsi da benevolo nume tutelare in crudele nemico. Tradizioni contadine, di campi ad un passo dalle spiagge e dove i limoni s’arrestano quasi solo per lasciar posto alle alghe. Visetti a questo mondo s’è accostato con ingenuità e sincerità. I materiali che compongono la sua fatica sono nati in anni ed anni di colloqui, di incontri con pescatori e contadini. Non è facile vincere la diffidenza di chi sente custode di memorie giunte ad un passo dalla totale dissoluzione. La millenaria catena della tradizione orale è ad un passo dalla totale dissoluzione e gli ultimi testimoni sanno che è meglio lasciar svanire quelle storie piuttosto che affidarle a chi non le rispetta. L'autore dei libro di cui oggi ci occupiamo è talvolta riuscito a vincere queste tenaci, orgogliose resistenze. Ed il risultato delle sue pazienti trattative condotte sui moli delle marine, nei depositi per le barche, negli orti di sperduti casolari sono ora a nostra disposizione. Ma Visetti non s'è limitato a parlarci del passato. Nella sua guida alle coste comprese tra Sorrento ad Amafi, nel suo puntuale itinerario c'è anche il presente. Un presente fatto di colate di cemento, di baie trasformate in pattumiere da orde di diportisti spericolati e maleducati, di abusi edilizi che hanno irrimediabilmente compromesso l'armonia di ecosistemi preziosi, talvolta irripetibili. Sovente quando si è chiamati a scrivere di un libro, ci si accorge d’essersi lasciati trasportare dall'entusiasmo (o dalla insoddisfazione). Di ritrovarsi, in altre parole ad emettere giudizi che peccano, in un senso o nell'altro, di eccesso. Temiamo proprio che questo sia accaduto anche per il volume di Visetti, autore che tuttavia ha dalla sua il vantaggio dell’umiltà (dote rarissima tra gli scrittori dei nostri tempi). Le coste di Sorrento e di Amalfi è uno strumento «di base», utile partenza per itinerari di lettura attraverso lo sterminato patrimonio del grand tour. Ma anche semplice baedeker per turisti «non» per caso. Giovanni Visetti l'esploratore della costiera (di Antonio Fiore - ROMA - 23 luglio 1991) Promontori sinuosi laddove le strade sembrano serpeggiare come all’interno di strutture pietrificate. Il volume di Giovanni Visetti Le coste di Sorrento e di Amalfi (Editoriale Scientifica, pp.283) ha il merito di richiamare l’attenzione sulla continuità non solo geologica ma anche storica e culturale che lega le coste di Sorrento e di Amalfi. L’autore compie un vero viaggio di descrizioni di entità marine e montane, che caratterizzano questo particolare patrimonio ambientale. I nomi dei posti aiutano a comprendere la storia di località che sono passate alla notorietà di un turismo non sempre attento a conoscere e rispettare le loro radici. Troviamo così parole che sono entrate ormai nell’uso comune e parole che sono state usate poche volte o che sono subito cadute nel dimenticatoio. Una vera miniera di notizie difficilmente reperibili altrove presentate in tono accattivante. L’opera è caratterizzata da un’ostinata ricerca di verità filologica: l’esempio migliore è forse costituito dallo studio della costa di Massa Lubrense, “il cui nome Massa, come per quasi tutte le altre Massa che sono in Italia, deriva da una mansa longobarda, indicata fin dalla prima metà del X secolo col nome di Massa Pubblica in quanto il suo territorio era per la maggior parte di proprietà demaniale. L'appellativo Lubrense comparve invece solo nel XIII secolo e il primo documento con questo nome è del 1306 o del 1308; deriva da delubrum, termine riferito al tempio romano, dedicato a Diana, che sorgeva alla Marina di Massa”. Il pregio fondamentale del libro consiste, dunque, nel desiderio di recuperare l’amore dei luoghi attraverso la riscoperta delle loro storie. I toponimi diventano allora uno strumento indispensabile per cogliere l’evoluzione ambientale dei luoghi. Un tuffo nel passato, lungo la costa, anche attraverso i reperti archeologia, quelli della Grotta della Conca (nei pressi di Sorrento), in quella delle Noglie (vicino Nerano), e nella Grotta La Porta e le altre attorno a Positano, dai quali si è potuto determinare che probabilmente la Penisola era abitata da trogloditi; in età neolitica e nell’età del bronzo, i primi popoli furono quelli degli Osci o Oscici, Ausoni e Opici. I primi stranieri espoloratori furono probabilmente i Fenici o gli Egei. E proprio come questi antichi stranieri Visetti, che è un canoista con al suo attivo 2.000 chilometri percorsi sui fiumi e canali di Francia, ha esplorato la Costa con la passione dei veri viaggiatori. Infatti, in questa sua opera propone anche una riflessione sul presente, su città laboriose e métafisiche, custodi di memorie sospese tra passato e futuro. Quello di Visetti è un emozionante viaggio nei centri più segreti dove si snodano mille itinerari incantati ricostruendo vicende storiche fino ad oggi, attraversando un paradiso che è sempre più stretto nella morsa di progetti di modernizzazione. E il dialetto, con la sua semplicità e con la sua forza espressiva, dà il senso simpatico e affettuoso delle cose vissute. La carrellata di Visetti sulle immagini ambientali di posti straordinari per bellezza e colori si anima delle voci di parole che aiutano a capire l'antico rapporto degli uomini con i posti abitati e amati. Non senza qualche simpatica incursione nel mondo letterario dialettale napoletano, come nel caso davvero significativo di un canto del Pentamerone di Gian Battista Basile, quello de Li Sette Palummielli, ottavo «trattenimento» della IV giornata. Qui, quando la balena chiede ai sette fratelli protagonisti della storia in qual luogo della Costa d'Amalfi volessero essere lasciati, Giangrazio, uno dei sette, risponde. “Vi' se ne potimmo, fare de manco, bello pesce mio, perché a nesciuno luoco scenno contento, perché a Massa se dice saluta e passa, a Sorriento, strigne li diente, Vico, porta pane co tico, a Castiello a Mare, nè ammice e né compare”. E’, comunque, la tradizione popolare a farla da padrona in questo libro carico di memorie di popoli di marinai e viaggiatori, che hanno consegnato frammenti della propria storia alle parole. Parole mai dotte ma, sempre animate dal sussulto quotidiano delle cose: cose vere, vive, vissute con la freschezza e il calore dei luoghi. Il libro si anima nella parte finale di una interessante appendice, curata da amici e collaboratori di Visetti i quali, oltre a fornire un panorama storico dei luoghi descritti, ne segnalano particolarità botaniche, avifauna costiera e migratrice, l'ambiente marino; chiude il libro un’utile bibliografia e cartografia. Visetti a avuto il merito di avviare un discorso su luoghi a noi molto vicini ma che rischiamo di attraversare distrattamente e «turisticamente» senza preoccuparci di capire le bellezze segrete racchiuse nella loro storia. da Libri e Riviste d’Italia - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Con i suoi quasi 1500 toponimi costieri, colma in maniera esemplare una lacuna della pur vasta bibliografia esistente sulla penisola sorrentino-amalfitana. L’attenta ricerca toponomastica è stata infatti condotta non solo su documenti coevi, ma anche mediante personali escursioni dell’autore lungo il litorale. Utilizzando le testimoniante dei pescatori sono stati registrati, oltre ai toponimi dialettali, avvenimenti e personaggi, leggende e tradizioni giunti sino a noi solo grazie alla memoria collettiva delle popolazioni locali. Con un viaggio non solo geografico, dunque, ma anche culturale e storico, l’autore ha contribuito a salvare dall’oblio una parte della secolare cultura sorrentino-amalfitana, restituendola più viva che mai al presente. Le coste di Sorrento e di Amalfi Nel luglio scorso fu presentato a Massa Lubrense - il nostro giornale ne diede notizia - il sesto volume della collana «La memoria storica», diretta da Fulvio Tessitore, per l’Editoriale Scientifica, Napoli. Sotto il titolo «Le coste di Sorrento e di Amalfi», il libro (304 pagine) oltre ad essere una guida descrittiva completa delle due costiere, è una straordinaria rassegna di toponomastica, con forti richiami storici e popolari, che riportano alla mente del lettore che conosce i luoghi, tradizioni e valori culturali, non solo da salvare dall’oblio, ma da trasmettere al futuro se veramente vogliamo bene alla nostra terra. L’autore è Giovanni Visetti, napoletano con radici genealogiche massesi (Minieri-Doria). Escursionista avventuroso, canoista su lunghe distanze, cultore di etnologia e cartografia, Visetti ha scritto l’opera con la passione di un innamorato. Da Castellammare a Vietri ha «sezionato» ogni anfratto, ogni sporgenza, ogni scoglio, le spiagge e i porti, descrivendo il tutto con grande vivacità di immagini e uno stile sicuramente pregevole, difficile a mantenersi in un lavoro del genere. Lo abbiamo visto, anche d'inverno, mettere in acqua la canoa e pagaiare lungo il litorale, nella faticosa impresa di una ricognizione minuziosa e nella speranza di scoprire, per esempio, una bella grotta ancora sconosciuta. Ha battuto il territorio arrampicandosi per i dirupi nel tentativo di individuare un piccolo ceppo di palme nane o qualche nido di rapace, purtroppo sempre più raro. Lungi da noi l’ardire di una recensione, rimandiamo il lettore alla lunga introduzione, che è una riuscita panoramica sotto il profilo storico-leggendario e geomorfologico. Il libro è frutto di un attento studio della zona e di un’intelligente interpretazione delle carte. Si aggiunga la capacità di comunicare con la gente, conquistandone la fiducia per sapere quello che nessun topo di biblioteca potrebbe reperire negli scaffali. Infatti moltissimi dei 1500 toponimi sono stati attinti direttamente attraverso conversazioni e incontri avuti per intere mattinate con i pescatori e gli anziani delle marine. Visetti ci ha regalato una intensa raccolta toponomastica che mancava nella pur vastissima letteratura locale. Il richiamo alla memoria storica, sempre presente nel susseguirsi delle pagine, è un invito a rievocare le nostre origini, a ripassare la nostra civiltà, al fine di non espropriarci ancora più della preziosa eredità di una passato fatto di miti e di storia, di intraprendenza e di operosità. E tutto ciò è intrinseco nella scienza della toponomastica che ne è il vocabolario più significativo, erudito e popolare insieme, fusione di manifestazioni e situazioni che nel volgere del tempo hanno determinato e caratterizzato la realtà ambientale e l’identità sociale. Il testo evidenzia mirabilmente questa simbiosi, perché nasce dalla convinzione che la cultura popolare debba essere rivalutata e difesa dall’incalzare dei ritmi evolutivi attuali. Il patrimonio toponomastico tramandato per via orale va progressivamente depauperandosi, oggi più che nel passato, per tanti ovvi motivi, primo fra tutti - a nostro modesto parere - l’esitazione a pronunziare i nomi in dialetto e a servirsi della fraseologia corrente quasi fossero espressioni blasfeme. Il valore del libro di Visetti assume, pertanto, proporzioni importanti, perché, colmando la lacuna di cui sopra, mette per iscritto nomi e notizie di estrema utilità per lo studioso, per il turista interessato o curioso, e soprattutto per i giovani, ai quali vogliamo affidare la storia degli uomini e delle cose. La ricerca non è fine a se stessa, anche perché spiegando, quando possibile, l'etimo del nome di un luogo consente di risalire alle antiche attività scomparse. Altri nomi indicavano punti di riferimento per cacciatori e pescatori. La corposa e spesso pittorica descrizione dei luoghi è continuamente accompagnata da storielle e fatterelli, che forse appena in tempo il Visetti ha recuperato dalla totale dimenticanza. Chi legge sente il fascino della leggenda classica e della aneddotica medievale, e nemmeno si accorge di divorare pagine e pagine senza stancarsi. Noi le abbiamo lette tutte di seguito, come si fa solamente con i libri che ti tengono avvinto dall'inizio alla fine per il piacere che ti procurano. In appendice troviamo alcune monografie che forniscono cenni storici (dell'autore stesso), le particolarità botaniche, elencate e descritte da Sandro Strumia, l’avifauna costiera e migratrice di Gabriele de Filippo e Lucilla Fusco, e note di ambiente marino di Ernesto Mollo. E naturalmente una ricca bibliografia e cartografia. Infine l’indispensabile indice toponomastico. |
Barracca 'o rutunniello, cavallo cavallo mantieneme 'ntuosto
e altri giochi dimenticati
In questo breve testo sono raccolte descrizioni, regole e curiosità varie relative ai passatempi dei ragazzi, ma spesso anche degli adulti, quando la televisione non esisteva ancora o era solo un lusso di pochi. Il tutto nasce dalla voglia di ricordare, di tentare di ricostruire con una certa esattezza lo svolgimento di quelle attività ludiche che hanno riempito le ore libere dell'adolescenza (e non solo) di qualunque massese che oggi abbia più di trenta anni. Nel corso delle mie ricerche ho notato che tutti gli intervistati, di età compresa fra i 35 e gli 85 anni, ricordavano con estremo piacere e nostalgia quei giochi semplici, spontanei ed essenziali che rappresentavano la parte più importante delle giornate passate in strada. Per contro, la maggior parte di questi amici aveva difficoltà ad indicare con esattezza le regole dei giochi, le finezze tecniche, ed alcuni termini del gergo, e così sono stati stesso loro ad invogliarmi ancora di più a proseguire nella mia ricerca. Ciononostante ognuno di loro ha collegato il ricordo dei giochi di allora, seppur vago, alla presenza di amici, a situazioni particolari, ad avvenimenti singolari, sempre raccontati con entusiasmo. Tutte le notizie relative allo svolgimento dei giochi e alle loro regole sono state raccolte fra i ragazzi (di qualche decennio fa) che, ciascuno ai suoi tempi, hanno scorrazzato per le strade lubrensi; quindi nel testo ci si riferirà sempre ai metodi di gioco in uso nel centro urbano di Massa Lubrense e nelle aree rurali limitrofe. Ciò non toglie che in linea di massima queste regole siano le stesse in varie regioni italiane, anche se si possono riscontrare varianti, anche significative, in località distanti soli pochi chilometri. La scelta di limitare la ricerca in questo modo è stata dettata sia dalla necessità di dare un'unità di luogo a tutta l'opera, sia dall'impossibilità di elencare per ogni gioco tutte le varianti in uso e le regole applicate paese per paese o addirittura frazione per frazione. Infine, questo breve testo è stato scritto anche con una vena polemica nei confronti di tutti quei ragazzi d'oggi che non sanno divertirsi, che non sanno più stare bene neanche fra loro, che si 'nzallaniscono sprecando ore e ore con i videogiochi o guardando dei pessimi cartoni animati. |