1 * “The Window” (di Ted Tetzlaff, 1949, USA) * con Bobby Driscoll,
Barbara Hale, Arthur Kennedy
Primo film del 2016 ... un grande noir-thriller sconosciuto ai più,
ma ben noto ai cinefili, da non confondere con “Rear Window” di
Hitchcock!
Un bambino, che ama passare il suo tempo sulle scale antincendio,
assiste per caso a un omicidio. Nessuno gli crede, tranne gli
assassini che ben presto scoprono che esiste lo scomodo testimone.
Protagonista un giovanissimo Bobby
Driscoll (uno dei pochi bambini “veri attori” - “Peter Pan”,
“L’isola del tesoro”), affiancato da due ottimi caratteristi come
Arthur Kennedy e Paul Stewart.
CONSIGLIATISSIMO
IMDb 7.5 * RT 100% * Nomination Oscar per il montaggio
2 * “Patrimonio Nacional” (di Luis Berlanga, 1981, Spagna) con J.
Luis Lopez Vazquez, Luis Ciges, Luis Escobar
Secondo film della Trilogia di Berlanga (co-sceneggiatore della
serie con Rafael Azcona), dopo “Escopeta nacional” (1978) e prima di
“Nacional III” (1982).
Non fra i suoi migliori, ma con ottimi momenti di satira e feroce
critica della società.
IMDb 7.2 * FA 6,8
3 * “Pajaros de papel” (di Emilio Aragón, 2010, Spagna) con Imanol
Arias, Lluís Homar, Roger Príncep.
Pare che non sia arrivato in Italia. Buona pellicola ambientata
subito dopo la fine della guerra civile spagnola. Storia non sempre
credibile, ma molto ben interpretata, che segue una scalcagnata
compagnia teatrale della quale fanno parte vari antifranchisti. Un
po’ di commedia, un po’ di suspense, un po’ di dramma. Buona opera
prima.
IMDb 7.0 * FA 7,1
4 * “Así en el cielo como en la tierra” (di José Luis Cuerda 1995,
Spagna), film corale con tanti dei migliori attori e caratteristi
del cinema spagnolo: Francisco Rabal, Fernando Fernán Gómez, Luis
Ciges, ...
Al di là di come viene rappresentata, la trama è ricolma di
riferimenti biblici, questioni religiose (e filosofiche) irrisolte,
interpretazione dei testi sacri e, come se non bastasse, tira in
ballo anche Nietzsche e Sartre. Difficile da recuperare, ma da non
perdere se se ne avesse l’occasione!
Parte di questo post è relativo al film
https://discettazionierranti.blogspot.com/2016/01/cogli-gli-indizi-segui-le-tracce.html
IMDb 6.8 * FA 6.8
5 * “Monsoon Wedding” (di Mira Nair, 2001, India) *
Naseeruddin Shah, Lillete Dubey, Shefali Shah
Quasi tutto si
svolge in una casa della ricca borghesia indiana nel corso dei
preparativi per il matrimonio dell’unica figlia. Parenti arrivati da
varie parti del mondo e personaggi-stereotipo di contorno
raffazzonati e poco credibili forniscono uno spaccato dell’India
divisa fra modernità e tradizione e barcamenandosi fra dramma e
commedia.
Si nota la produzione multinazionale che, probabilmente, ha
costretto a varie scelte infelici per avere una più facile
distribuzione all’estero. Trovo che i rating in rete lo
sopravvalutino anche se è un prodotto ben costruito e diretto con
mano ferma da Mira Nair (che però ha fatto di meglio).
RT 95% IMDb 7.4
6 * “Steve Jobs” (di Danny Boyle, 2015, USA) con Michael Fassbender,
Kate Winslet, Seth Rogen
Troppi dialoghi ripetitivi, concentrati nei minuti immediatamente
precedenti tre storiche presentazioni in grandi teatri. È difficile
credere che ad anni di distanza sempre e solo le stesse persone si
presentassero, non invitate e talvolta non gradite, a ripetere le
stesse lamentele/recriminazioni. E mi sembra ancor meno credibile
che un pragmatico (almeno così dovrebbe essere) come Jobs possa aver
sprecato tanto tempo in discussioni simili con migliaia di
partecipanti acclamanti che lo attendevano. Quelli che hanno letto
il libro sostengono che (a parte tutto ciò che era impossibile
importare in due ore di film) l’immagine di Jobs risulta abbastanza
distorta. Pur non essendo un film assolutamente privo di merito, i
dialoghi sono troppo preponderanti e poco comprensibili da chi non
ha almeno una discreta conoscenza del mondo dell'informatica e della
finanza.
IMDb 7,6 RT 85%
7 * “Sanshô dayû” (di Kenji Mizoguchi, 1940, Giappone) con Kinuyo
Tanaka, Yoshiaki Hanayagi, Kyôko Kagawa
Non c’è bisogno di effetti speciali, né necessità di ingaggiare
grandi stelle (che spesso non sanno recitare) per produrre un FILM
(con tutte maiuscole). Non so quanti sono in sintonia con questa mia
valutazione generale in quanto certamente ben pochi avranno visto
questo film (che ne è prova evidente) per poter ed essere
sicuramente d'accordo o meno.
Un film di 75 anni fa, ovviamente in b/n, di una cultura molto
diversa dalla nostra, eppure le 2 ore sono passate senza farsi
sentire al contrario di quei filmacci che portano a guardare
l’orologio dopo meno di un’ora ... “Quanto manca alla fine di questo
strazio?”
In rete potete trovarne varie versioni sottotitolate e anche tante
recensioni (quasi tutte ottime, guardate il rating).
RT 100% IMDb 8.4
8 * “Joy” (di David
O. Russell, 2015, USA) con Jennifer Lawrence, Robert De Niro,
Bradley Cooper
Le valutazioni non erano molto promettenti, ma speravo nel trio
Russel, Cooper, Lawrence (che a soli 25 anni conta già un oscar e 2
nomination). Purtroppo “Joy” galleggia al limite della mediocrità e,
come ha scritto un critico, l’ennesima buona interpretazione di
Jennifer Lawrence non basta a farne un buon film.
Robert De Niro dovrebbe rendersi conto che è ora di ritirarsi per
essere ricordato come interprete di film come Mean Streets, Taxi
Driver, Raging Bull e altri di anni fa e non finire di rovinarsi la
reputazione come sta facendo ormai da qualche anno comparendo in
varie commedie di scarso valore.
Come
già scrissi, devo sperare in The Hateful Eight, Heil Cesar, The
Revenant, Spotlight, The Big Short
IMDb
6,7 RT 60%
9 * “Raices” (di Benito Alazraki, 1953, Mexico) con Beatriz Flores,
Juan de la Cruz, Juan Cano
Questo film messicano è abbastanza sui generis in quanto, oltre ad
essere composto di 4 episodi, volge quasi più al documentario che
alla fiction. Il denominatore comune è costituito dalla cultura
"india" (“Raices” significa radici), dalla sua - per certi versi -
arretratezza ed in particolare per il rifiuto della medicina, e dai
contrasti che si vengono a creare fra nativi ed europei.
I suoi meriti sono soprattutto antropologici, e a me ha fatto
particolarmente piacere scoprire che il secondo episodio era
ambientato fra i Chamula e includeva alcune rare riprese del
Carnevale al quale dedicai un intero post
E in un altro episodio si vede la originalissima piramide di El
Tajin e il “palo voladores” (vedi album foto di viaggio
Mexico1983).
IMDb 7.1. FA 7.7 - entrambi con un numero di votanti molto basso e
pochi commenti, tuttavia positivi. Su RT risultano addirittura solo
7 voti, ma con l’ottima media di 4.3 su 5. Pur godendo di ottima
critica, l'argomento e lo stile ne hanno limitato di molto la
circolazione.
10 * “Die Blechtrommel” (Volker
Schlöndorff,
1979, Germania) tit. it. "Il tamburo di latta"
*
con David Bennent, Mario Adorf, Angela Winkler
Questo è uno dei tanti buoni film da "digerire e metabolizzare" con
molta calma. La lettura dell'omonimo libro dal quale è tratto (di
Günter Grass, successivamente premio Nobel) può aiutare a chiarirsi
le idee. Come quasi ogni trama al limite del plausibile, anche
questa include scene grottesche e irreali che possono urtare la
sensibilità di qualcuno. Condensare in un film (seppur lungo 2h15')
un romanzo molto articolato e colmo di riferimenti storici,
simbologie e metafore (almeno la maggior parte dei critici ne vedono
tante pur non essendo sempre d'accordo sulle interpretazioni), con
un protagonista che blocca la sua crescita dai 3 ai 21 anni
impersonato da un undicenne (molto bravo) non è cosa facile.
Chi si interessa di cinema lo dovrebbe senz'altro guardare essendo
un'opera pressoché unica che, seppur controversa, ha vinto l'Oscar
come miglio film straniero e la Palma d'oro a Cannes (ex-aequo con
“Apocalypse now”) ... qualche motivo ci dovrà pur essere. Assodata
la complessità della storia che si svolge a Danzica fra le due
guerre mondiali e fino alla liberazione della Polonia, ripeto il
consiglio iniziale: guardatelo con attenzione e, prima di
giudicarlo, meditate, leggete qualche opinione o recensione
autorevole ed eventualmente il libro.
IMDb 7.6 RT 79%
11 * “Salomé” (di Carlos Saura, 2002, Spagna) con Aída Gómez, Pere
Arquillué, Paco Mora
Ottima messa in scena, come altre volte a Saura basta una sala e una
scenografia essenziale che però prende vita attraverso un sapiente
gioco di luci, ombre quasi “cinesi”, quinte e specchi per produrre
un buon film.
Al di là dell’indiscutibile talento del corpo di ballo e delle
coinvolgenti musiche (flamenco e melodie arabeggianti che si
alternano e si fondono) l’esperienza di Saura per questo tipo di
film si fa notare nella varietà delle riprese, nell'alternanza di
primi piani e campi totali e non da ultimo nell’ottimo montaggio.
La prima parte è un po' parlata (per lo più direttive del regista
dello spettacolo ai ballerini), tutto il resto solo musica e danza.
Il film lo trovate anche su youtube. A meno che non odiate il ballo
e il flamenco, ve lo consiglio senz’altro. In via subordinata,
guardate almeno Aida Gomez nella “Danza dei sette veli”
IMDb 7.1 FA 7.7
12 * “Hombre mirando al sudeste” (di Eliseo Subiela, 1986,
Argentina) con Lorenzo Quinteros, Hugo Soto, Inés Vernengo
Film molto interessante, segnalato fra i migliori argentini
dell’epoca, trovato su youtube.
Drammatico-fantastico ma non si tratta di fantascienza. Il
protagonista compare misteriosamente in un manicomio e racconta allo
psichiatra di essere un extraterrestre. Personaggio di una logica
ferrea che riesce a mettere in difficoltà lo specialista e
addirittura ad inculcargli dei dubbi. Finale drammatico (che
ovviamente non svelo), ma sappiate che neanche all’apparire della
parola fine si potrà essere certi della vera origine e provenienza
di Rantes.
Senz’altro da guardare. Non ho trovato notizie di una versione
italiana, ma senz’altro esiste in inglese come “Man Facing Southeast”.
IMDb 7.8. RT 86%
13 * “Greed” (di Erik Von Stroheim, 1924, USA) tit. it. "Rapacità" *
con Gibson Gowland, Zasu Pitts, Jean Hersholt
Senza bisogno della prosopopea logorroica di Aaron Sorkin (recente
vincitore del Golden Globe per la sceneggiatura con “Steve Jobs”, ma
tanti si chiedono come mai) questo è un’altro gran bel film di Erik
Von Stroheim.
Chiaramente muto ed in bianco e nero, e nonostante un numero molto
limitato di cartelli, racconta alla perfezione l’escalation del
dramma dell’avarizia e della cupidigia (traduzione letterale del
titolo originale), capace di rovinare amori ed amicizie.
Si può liberamente
scaricare
da
archive.org
in quanto
di pubblico dominio:
IMDb 7.9.
RT 100%
14 * “Maria de mi corazón” (di Jaime Humberto Hermosillo, 1979,
Messico) con Héctor Bonilla, María Rojo, Armando Martín
Coincidenze ... al pari dell’ottimo “Hombre mirando al sudeste”,
anche questo film termina in un ospedale psichiatrico.
Purtroppo non vi si avvicina minimamente essendo di levatura molto
inferiore per regia e interpretazione. Pochissimi gli spunti degni
di nota nonostante fosse tratto da un racconto di Gabriel García
Márquez, il quale ha anche collaborato alla sceneggiatura.
Senza dubbio il più deludente dei 16 visti nel 2016 in versione dvd,
in sala ho visto di peggio in particolare se rapportato alle
produzioni.
IMDb 7.2 FA 6,7
15 * “Young Frankenstein” (Frankenstein Junior) (di Mel Brooks,
1974, USA) con Gene Wilder, Madeline Kahn, Marty Feldman
Buona commedia straconosciuta, in bianco e nero, che all’epoca ebbe
un grande successo e ottenne due Nomination agli Oscar
(Sceneggiatura e Sonoro).
L’ho visto in versione originale e mi sono chiesto come abbiano
potuto rendere in italiano i tanti giochi di parole che se
funzionano in una lingua, non è detto che funzionino in un’altra.
I dialoghi non sono al livello dei fratelli Marx (quasi impossibili
da tradurre mantenendo gli stessi risultati esilaranti) e quindi
solo in alcuni punti chi ha visto la versione doppiata si è perso il
divertimento. Tutt’oggi piacevole.
Chi non l’ha mai visto dovrebbe provvedere a colmare la lacuna
IMDb 8.1 RT 92%
16 * “Die Fälscher”
(Stefan Ruzowitzky, 2007, Austria-Germania) tit.
it. "Il falsario - Operazione Bernhard"
con Karl Markovics, August Diehl, Devid Striesow
Mi sono imbattuto in questo altro film austro-tedesco, ancora una
volta con soggetto legato al nazismo, così come in Spagna non si
contano le pellicole ambientate durante o immediatamente dopo la
guerra civile. La storia (in parte vera) è tratta dal libro di
memorie di un sopravvissuto ai campi di concentramento che fu
costretto a collaborare ad una manovra (Operazione Bernhard) per
immettere sul mercato internazionale una grande quantità di sterline
false. Film ben fatto, con ottimi attori (chiaramente a noi
sconosciuti), buona fotografia, buon ritmo.
Fu presentato alle selezioni per l’Oscar come film austriaco, ma
scrivendo precedentemente dei buoni film tedeschi mi riferivo a “Im
Labyrinth des Schweigens” (“Il labirinto del silenzio”, 2014, regia
del’italiano Giulio Ricciarelli* IMDb 7.3 RT 75%) che è stato
proposto agli Oscar 2016 per la Germania, ma non è riuscito a
entrare nella cinquina finale.
Suggerisco la visione di entrambi.
IMDb 7.6 RT 94%
* Oscar 2008 come miglior film straniero (per l'Austria)
17 * “Una pura formalità” (di G. Tornatore, 1994, Italia-Francia)
* con Gérard Depardieu, Roman Polanski, Sergio Rubini
Bel film, quasi teatrale, che si svolge quasi interamente
all’interno di una sperduta stazione di polizia.
Interrogatorio apparentemente informale ma al limite del reale, in
un ambiente quasi allagato (piove a dirotto e il tetto fa acqua da
tutte le parti), senza luce e senza collegamento telefonico.
Lo spettatore viene a conoscenza di un particolare dopo l’altro
attraverso le risposte, spesso contraddittorie, che il fermato
(Depardieu) fornisce al commissario (Polanski). Vari rapidi
flash-back contribuiscono a imbrogliare la matassa e bisogna
attendere fino alla fine per dare una spiegazione al tutto.
Interessante, ben strutturato e ben interpretato.
IMDb 7.9 RT 80%
18 * “Bande à part” (di Jean-Luc Godard, 1964, Francia) *
con Anna Karina, Claude Brasseur, Danièle Girard
Film fra i più significativi della Nouvelle Vague, un Godard
essenziale al 100%.
C’è poco da discutere o lo si apprezza inquadrandolo nell’epoca e
cogliendone lo stile non convenzionale o non lo si capisce
assolutamente.
Il film è bianco e nero per scelta, prodotto rapidamente e a basso
costo, subito dopo “Le mépris” (1963) megaproduzione a colori con la
partecipazione di attori del livello di Brigitte Bardot, Michel
Piccoli e Jack Palance, girata in buona parte a Villa Malaparte,
Capri.
Leggi il post
Brigitte Bardot a Villa Malaparte (Capri)
IMDb 7.9 RT 100%
19 * “Himalaya - L'infanzia di un capo” (di Eric Valli e Michel
Debats, 1999, Nepal-Francia) *
con Thilen Lhondup, Gurgon Kyap, Lhakpa Tsamchoe
Film “antropologico” che introduce lo spettatore al mondo tibetano.
Tutta la prima parte si svolge in un piccolo villaggio sperduto fra
le montagne dell’Himalaya nel quale ci si prepara a partire con una
carovana di yak per andare a vendere il sale a valle intraprendendo
un viaggio a piedi di quasi 2 settimane.
Al di là dell’essere ben costruito, straordinariamente ben
interpretato (considerato che non ci sono attori) e con scenografie
naturali spettacolari nella loro durezza il film ha il pregio di
riuscire a mostrare tanto in meno di due ore avvicinandoci alla
religiosità, alle tradizioni e ai costumi di queste popolazioni che
vivono quasi del tutto isolati dal resto del mondo.
Chi è interessato a ciò che avviene nel “resto del mondo” non se lo
deve perdere!
IMDb 7.5 RT 90% - Nomination Oscar per miglior film straniero
20 * “Hiroshima, Mon Amour” (di Alain Resnais, 1959, Francia) *
con Emmanuelle Riva, Eiji Okada
Bellissimo film, ma molto particolare. Si avvale di una ottima
sceneggiatura di Marguerite Duras (nomination Oscar 1960) ed ha
praticamente solo due interpreti. Il primo quarto d’ora è quasi un
documentario su Hiroshima e gli effetti della bomba atomica.
Il film si presta a varie e profonde chiavi di lettura ma è
incentrato soprattutto sugli opposti guerra/pace e ricordo/oblio.
Molto teoricamente si potrebbe anche solo ascoltare (o leggere il
copione), ma Resnais ha abbinato al testo eccezionali riprese in
bianco e nero che esaltano i dialoghi e i racconti dei protagonisti.
Non è per tutti e ai più sensibili alcune immagini (in particolare
quelle iniziali) possono apparire troppo forti, ma è senza dubbio
gran CINEMA.
IMDb 8.0 RT 100% * Nomination Oscar per miglior
sceneggiatura.
21 * “My Big Fat Greek Wedding” (di Joel Zwick, 2002, USA) tit. it.
“Il mio grosso grasso matrimonio greco” * con Nia Vardalos, John
Corbett, Michael Constantine
Commedia sopra la media, purtroppo tristemente bassa, incentrata
sull’argomento che pare sia il più di moda in tempi recenti: le
differenze culturali. Quando queste sono trattate a dovere dagli
sceneggiatori senza essere eccessivamente vincolate esclusivamente a
stupidaggini, luoghi comuni e stereotipi (pur necessari per il
genere), riescono a fornire uno spettacolo più che onesto e talvolta
ci spingono anche a meditare su determinati atteggiamenti (anche
nostri). Certamente c’è sempre un po’ di esagerazione, ma non
succede lo stesso con i giornalisti che enfatizzano e talvolta
distorcono tendenziosamente le notizie spingendoci a interpretarle
in un determinato modo?
Buona scelta per passare un’ora e mezza spensieratamente, ma nulla
di più.
IMDb 6.6 RT 77% - Nomination Oscar per miglior sceneggiatura
22 * “French Cancan” (di Jean Renoir, 1954, Francia) *
con Jean Gabin, María Félix, Françoise Arnoul
Commedia basata sulla nascita del famosissimo Moulin Rouge di Parigi
alla fine dell’800. Il cast, che non avevo analizzato in precedenza
fidandomi della regia di Renoir e della presenza di Jean Gabin, mi
ha riservato non poche sorprese:
* Maria Felix (la più famosa attrice messicana, l’unica che potrebbe
contenderle questo primato sarebbe Dolores Del Rio che tuttavia
diventò famosa negli USA all’epoca del muto prima di rientrare in
Messico
* un giovane e quasi irriconoscibile Michel Piccoli
* Franco Pastorino, molto probabilmente il nome non vi dice niente,
ma si tratta di un attore milanese morto a soli 26 anni con
all’attivo solo pochissimi film dei quali due molto famosi anche se
penso che pochi li conoscano entrambi: “French Cancan” in Francia e
il nostro “Miseria e Nobiltà” con Totò, nel quale interpretava
Eugenio, fidanzato di Sofia Loren.
* cameo di Edith Piaf che per meno di un minuto appare nelle vesti
di Eugénie Buffet, cantante in un locale notturno, l’Eldorado.
Guarda il
videoclip
Nel complesso, è un film molto piacevole e per certi versi
interessante, anche se sia Renoir che Gabin hanno fatto di meglio.
IMDb 7.5 RT 100%
23 * “The Revenant” (di Alejandro G. Iñárritu, 2015, USA) *
con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy
Il film non mi ha convinto. Non penso che resterà nella storia del
cinema come pietra miliare nonostante le 12 nomination (resta da
vedere quanti Oscar si aggiudicherà ...).
Attori molto bravi, ho apprezzato in particolare Tom Hardy il quale,
pur avendo fornito altre ottime interpretazioni, non riesce ancora a
“sfondare”. Questa è la sua prima nomination, ma era in lizza per
quella come attore protagonista per Mad Max: Fury Road (10
nomination).
Il film si avvale di scenografie naturali imponenti e spettacolari,
ma è un po’ più lungo del necessario. Le numerose scene molto
truculente lo portano talvolta al limite dello splatter. Per una
produzione di questo livello era lecito aspettarsi una maggiore
attenzione alla plausibilità della storia (che pare sia molto
lontana da quella vera del libro), cicatrici che scompaiono
all’improvviso senza alcuna cura, nessun danno da ipotermia e ciò
nonostante Glass non mangiasse quasi niente, le solito incongruenze
geografiche e tanto altro che si tollererebbero senza remore in
altri film ma in non questo. Alterna parti appassionanti ad altre
lente e forse inutili con lunghissime riprese delle cime degli
alberi, ripetitive come le scene oniriche e di ricordo.
L’anno scorso Iñárritu si aggiudicò praticamente da solo 3 dei 4
Oscar vinti da “Birdman” (film, regia e sceneggiatura) che era
pellicola migliore dal punto di vista cinematografico, ma
indubbiamente meno spettacolare di “The Revenant”.
Film comunque da non perdere a patto che abbiate uno stomaco
relativamente forte.
Ritornerò sull’argomento con un post a fine mese.
IMDb 8.3 RT 83% - 3 Oscar
e
9 Nomination 2016
24 * “The Big Short” (di Adam McKay, 2015, USA)
tit. it. “La grande scommessa” * con Christian Bale, Steve Carell,
Ryan Gosling
Ottimo film anche se poco commerciale per il tema trattato, a molti
completamente estraneo. Per poter apprezzare tutta la storia (per lo
più vera) si deve avere un po’ più di una semplice infarinatura
delle attività finanziarie.
Film corale che si sviluppa in parallelo seguendo tre storie
diverse, non c’è un vero protagonista ma tutti gli attori, fra i
quali si distingue Christian Bale, sono di ottimo livello.
Ho trovato il montaggio eccellente in particolare per i tanti
inserti di tipo documentaristico che ritraggono gente comune, i
notiziari, le citazioni.
Proprio ieri ha aggiunto ai premi già vinti quello del Sindacato
Produttori. Concorre agli Oscar per miglior Film, Regia,
Sceneggiatura, Montaggio e Christian Bale come attore non
protagonista. Potrebbe anche ottenerne vari e forse più di quanti ne
riceverà “The Revenant” con 12 Nomination. Molti film sono partiti
con tante nomination per finire stringendo un pugno di mosche. Solo
guardando agli anni recenti vari vincitori dell’Oscar per il miglior
Film hanno vinto solo quello pur partendo da numerose nomination:
“Birdman” (9), “The King's Speech” (12), “The Hurt Locker” (9) e “No
Country For Old Men” (8).
Ripeto quanto detto in apertura, se avete un minimo di conoscenza
del mondo delle banche, mutui, fondi, ecc. non ve lo dovreste
perdere.
IMDb 8.0 RT 88% - Oscar per la sceneggiatura e 4 Nomination 2016
25 * “The Danish Girl” (di Tom Hooper, 2015, UK | USA | Belgium |
Denmark | Germany) *
con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard
Film lento e abbastanza noioso, le doti di trasformista di Eddie
Redmayne (Oscar 2015 miglior attore er in “The Theory of Everything”)
non basta a farne una buona pellicola.
L'interpretazione dell'anno scorso nelle vesti di Hawking,
oltretutto nel corso degli anni con la malattia che progrediva e
limitava sempre di più i suoi movimenti costringendolo a contorsioni
varie, fu molto migliore. In “The Danish Girl” le espressioni del
viso sono ripetitive e poco convincenti, pur riconoscendo il
difficile ruolo. Forse ha meritato la nomination ma oltre non
dovrebbe andare.
Interessante l'ambientazione con bella fotografia, ma nella
ricostruzione degli esterni urbani le scene sono desolatamente
deserte. Perfino il mercato all'aperto sulle banchine dei canali è
triste e privo di vita, non si vede neanche un bambino e quasi
nessuno parla.
Gli interni sono un po’ più “ricchi” ma non direi vivi; il regista
sembra ossessionato da porte, cornici e finestre e le inquadrature
da una stanza all’altra (quasi tutte pressoché vuote) attraverso
porte semiaperte non si contano.
Se non siete particolarmente interessati al soggetto (tratto da una
storia vera e relativo libro) o agli anni '20 in nord Europa, potete
evitarne la visione e scegliere qualcos'altro.
IMDb 6.8 RT 70% 4 nomination Oscar 2016
26 * “Creed” (di Ryan Coogler, 2015, USA) *
con Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson
Non mi aspettavo molto, ma si è rivelato migliore di quanto potessi
immaginare. Stallone con l'età (70 anni ben portati) appare
certamente appesantito, ma recita anche molto meglio tant'è che ha
ottenuto la sua terza nomination (attore non protagonista) dopo le
due per il Rocky originale di 40 anni fa (attore protagonista e
sceneggiatura). Forse è il migliore della lunga serie di Rocky
(della quale si può considerare continuazione).
Resta uno dei tanti buoni film che si sviluppa attorno al mondo del
pugilato, non certo il migliore, ma ha i suoi meriti. La scena con
moto e quad si poteva certo eliminare insieme a qualche altra parte
un po' melensa, ma la trama regge. Per questo genere di film
ottenere un bel 94% su RottenTomatoes é un ottimo risultato.
Infine, mi ha sorpreso l'età del regista Coogler, ai più - me
compreso - del tutto sconosciuto: 30 anni non ancora compiuti e
appena al suo secondo lungometraggio. Da tenere d'occhio sperando
che gli affidino sceneggiature di maggior sostanza.
IMDb 8.0 RT 94% * 1 nomination Oscar (Stallone)
27 * “Pather Panchali” (di Satyajit Ray, 1955, India) tit.
int.: “Apu 1: Song of the Little Road” - in italiano “Il lamento(?)
del sentiero” * con Kanu Bannerjee, Karuna Bannerjee,
Subir Banerjee * Musiche di Ravi SHANKAR (!!!)
Primo film della cosiddetta Trilogia di Apu, universalmente
riconosciuta come CINEMA di altissimo livello. Ben lontano dal
moderno stile di Bollywood, il bianco e nero di Satyajit Ray
descrive in maniera superba la vita (e le morti) della famiglia di
Apu nel corso della sua infanzia. Tutti i personaggi sono
magistralmente delineati a cominciare dall’anziana zia Indir (foto).
Si racconta che il regista dovette vendere quasi tutto per portare a
termine questo progetto che, al contrario di altri che diventano
“cult” dopo molti anni, già all’epoca fu apprezzato a livello
internazionale. La seconda parte (“Aparajito”, 1956) vinse
addirittura il Leone d'oro al Festival di Venezia (all’epoca di
grande valore, seppur simbolico) pur avendo come contendenti registi
del calibro di Akira Kurosawa, Nicholas Ray, Luchino Visconti e Fred
Zinnemann.
Pare che lo stesso Kurosawa, riconoscendo la superiorità del film di
Satyajit Ray, abbia detto: “Non aver mai visto i film di Satyajit è
come non aver mai visto la luna e le stelle”.
Pochi mesi fa è stato completato il restauro completo dei tre film.
Curiosità: c’è un bambino che gioca con uno “strummolo” (trottola),
utilizzando corda lunga e facendola ritornare sulla mano prima che
tocchi terra.
Ne parlai un paio di mesi fa
IMDb 8.3 RT 100%
28 * “La sospechosa” (di Alberto Gout, 1955, Mexico) *
con Silvia Pinal, Víctor Parra, Andrés Soler, Miguel Torruco
L'ho scelto e scaricato da YouTube per essere diretto da Alberto
Gout (regista di “Aventurera”, uno dei noir messicani che
preferisco) e per la presenza di Silvia Pinal, protagonista di tre
dei più importanti film del periodo messicano di Buñuel: Viridiana,
El ángel exterminador e Simon nel deserto.
Strano noir messicano, abbastanza diverso dalla media sia per
ambientazione che per sviluppo della storia. La trama ha qualche
punto debole (ma nel genere c’è tanto di peggio), compensato
tuttavia con abbastanza momenti di suspense e vari colpi di scena.
Film piacevole che si avvale anche di un buon cast, con Silvia Pinal
affiancata da vari caratteristi storici del cinema messicano a
cominciare da Andrés Soler (201 film) fratello maggiore degli altri
tre Soler, tutti attori: Fernando (protagonista di vari film di
Buñuel), Domingo e Juliàn.
Purtroppo, come per la maggior parte dei film messicani de ”la Epoca
de Oro”, non esiste versione italiana. Se non conoscete lo spagnolo
potete tentare con i sottotitoli automatici di YouTube ... buona
fortuna.
IMDb 6.5
29 * “Spotlight” (di Tom McCarthy, 2015, USA) *
con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams
Non se ne può parlar male in quanto è un prodotto ben confezionato,
ben presentato, ben interpretato, che racconta una storia purtroppo
vera e conosciuta ma ... oso dire che è senza anima, non appassiona
più di tanto anche perché non c'è nessuna sorpresa e si sa bene come
va a finire. Le parole, anche se giustamente considerata
l’argomento, sono predominanti sulle immagini e quindi sono troppe
per un FILM nel senso classico del termine.
Penso che buona parte delle lodi (forse eccessive) che ha ricevuto
derivino da considerazioni in merito al tema trattato e non da una
eccezionale qualità cinematografica.
In quanto film corale basato su avvenimenti reali che hanno rovinato
tante persone comuni può essere apparentato a The Big Short ma fra i
due le mie preferenze vanno al secondo per essere più vivo, più
coinvolgente pur seguendo storie parallele e per l'ottimo montaggio
(spero che vinca l'Oscar in questa categoria).
Nelle foto Mark Ruffalo e Rachel McAdams candidati all’Oscar fra i
non protagonisti, ma non dimentichiamo le ottime prove di Michael
Keaton e Stanley Tucci, sempre sottovalutato.
IMDb 8.3 RT 98% - 2 Oscar (miglior film e scenegiatura) e 4
Nomination 2016
30 * “Faust” (di F. W. Murnau, 1926, Germania) *
con Gösta Ekman, Emil Jannings, Camilla Horn
Ultimo film di Murnau girato in Germania, non fra i suoi migliori,
ma nel senso che nella sua carriera ha prodotto ancora di meglio e
non che “Faust” sia mediocre.
A mio modesto avviso, nei suoi due precedenti capolavori “Nosferatu,
eine Symphonie des Grauens” (“Nosferatu, il vampiro” -1922) e “Der
letzte Mann” (“L’ultima risata” -1924) aveva approfondito e
descritto meglio i caratteri dei protagonisti.
I seppur notevoli effetti speciali (esistevano anche allora, e
ancora prima grazie soprattutto a Méliès, senza computer) sono un
po’ tirati per le lunghe e il film è nel complesso un po’ lento
senza arrivare ad avvincere veramente. Volendo fare un ardito
confronto, sottolineerei che invece in “Nosferatu”, nel quale forse
accade di meno che in “Faust”, con la lentezza e le pause riuscì a
produrre una tensione che attanaglia lo spettatore, stile poi
ripreso da Herzog in tempi molto più recenti e non solo nel suo
remake “Nosferatu: Phantom der Nacht” (“Nosferatu: il Pincipe della
notte” - 1979).
Murnau resta comunque uno dei più grandi registi di tutti i tempi
pur avendo prodotto poco. Infatti, dopo aver girato il suo terzo
capolavoro appena arrivato a Hollywood “Sunrise: A Song of Two
Humans” (“Aurora” - 1927 - primo vero film sonoro, con traccia
sulla pellicola), ne diresse solo altri tre prima di morire in
conseguenza di un incidente d’auto nel 1931.
Chi è interessato a guardare il film, sappia che
qui trova la versione integrale accompagnata da una presentazione di
Chiara Novelli. Penso che comunque tutti quelli che si
interessano di cinema dovrebbero guardare “Faust” e gli altri film
di Murnau, almeno i tre appena succitati.
IMDb 8.1 RT 94%
31 * “Huo zhe” (Vivere!) (di Yimou Zhang, 1994, Cina) *
con You Ge, Li Gong, Ben Niu
Yimou Zhang esordì come regista nel 1987 con l’ottimo “Sorgo rosso”
e da allora si è (quasi) sempre mantenuto a buoni livelli -
“Lanterne rosse”, “Hero”, “Foresta dei pugnali volanti” sono i più
conosciuti in Italia.
Questo film, secondo me molto ben realizzato, copre un arco di tempo
di oltre venti anni, dalla guerra civile fra le forze comuniste e i
nazionalisti di Chiang Kai-shek fino alla rivoluzione culturale di
Mao e le Guardie Rosse.
Seguendo le (dis)avventure dei protagonisti si apprende molto delle
tensioni interne fra i vari gruppi di potere e si ha anche un
interessante spaccato della vita quotidiana dei cinesi negli anni
’50 e ’60, fra i vantaggi portati dal comunismo di Mao e disastri
causati dall’ideologia troppo radicale.
Oltre a tutto ciò, si apprezza anche una antichissima e affascinante
forma d’arte, successivamente esportata in altri paesi, vale a dire
il teatro delle ombre cinesi. Il protagonista del film per un certo
periodo si guadagna da vivere proprio con questo tipo di spettacolo
e le bellissime marionette in suo possesso sono spesso al centro di
avvenimenti importanti della sua vita.
Più che consigliato, sia come film in sé e per sé, sia per il suo
interesse culturale.
IMDb 8.3 RT 87%
32 * “Aparajito” (di Satyajit Ray, 1956, India) (L’invitto) *
con Smaran Ghosal, Kamala Adhikari, Lalchand Banerjee *
musiche di Ravi Shankar
Seconda parte della “Trilogia di Apu”, film con il quale nel 1957
Satyajit Ray vinse ben tre premi a Venezia (Leone d’Oro, FIPRESCI e
New Cinema).
Apu lascia il paese natio e, restato solo con la madre,
successivamente si trasferisce a Calcutta per studiare. Anche la
descrizione dell’adolescenza di Apu è cinematograficamente
ammirevole come quella dell’infanzia. Ottima l’interpretazione di
Karuna Bannerjee nella parte della madre. Vale la pena di guardare i
tre film della trilogia a poca distanza di tempo l’uno dall’altro e
nella giusta sequenza. Oggi è per me il turno del conclusivo Apur
Sansar (Il mondo di Apu)
IMDb 8.1 RT 94%
33 * “Apur Sansar” (di Satyajit Ray, 1959, India) (Il mondo di Apu)
*
con Soumitra Chatterjee, Sharmila Tagore, Alok Chakravarty *
musiche di Ravi Shankar
Parte conclusiva della “Trilogia di Apu”, ancora una volta con la
colonna sonora di Ravi Shankar. Abbastanza diverso dai due
precedenti tant’è che tutti lo giudicano il migliore o il peggiore
(meno buono, comunque un bel film) senza alcuna via di mezzo.
Io faccio parte del secondo gruppo, anche se devo riconoscere che in
“Apur Sansar” Satyajit Ray raggiunge i picchi più drammatici.
Dopo averne seguito l’infanzia e l’adolescenza ora ritroviamo Apu,
restato solo, nella fase della maturità con i problemi che ne
conseguono (ed a lui sembrano non mancare mai) fra i quali un
matrimonio molto particolare.
Da vedere, quanto meno per completare la Trilogia.
IMDb 8.1 RT 100%
34 * “El Hombre de Papel” (di Ismael Rodríguez, 1963, Mex) *
con Ignacio López Tarso, Alida Valli, Susana Cabrera
Questo film messicano l'ho scaricato da youtube per avere un più che
discreto 7,6 su
imdb.com,
per essere una commedia diretta da Ismael Rodriguez e infine per la
curiosa presenza di Alida Valli.
Purtroppo si è rivelata molto deludente con pochi spunti decenti ...
non la valuto oltre il 5. Il protagonista è il muto Adan
(interpretato da Ignacio López Tarso, che pare che amasse questo
tipo di ruoli) ma il suo vero problema è quello di essere anche
abbastanza tonto e di comunicare come se stesse mimando le parole
per una sciarada o facendo una pessima imitazione di Harpo Marx.
Ma ciò che mi chiedo è: Alida Valli che ha recitato in film
internazionali più che importanti, con registi di altissimo livello
come Carol Reed per “Il terzo uomo” con Orson Welles, Hitchcock
(Caso Paradine), Visconti (Senso), Antonioni (Il grido), Pasolini
(Edipo Re), Bertolucci (Novecento) ... come si è andata a impegolare
in questa scadente produzione messicana?
IMDb 7.6
35 * “Brooklyn” (di John Crowley, 2015, Irlanda, UK, Canada) *
con Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domhnall Gleeson
Film ben costruito e ben interpretato che, in un paio d'ore,
descrive in modo acuto (alcuni) vizi e virtù, e soprattutto
contrasti, dell'Irlanda del dopoguerra e del sogno americano degli
europei immigrati a New York. Essendo una coproduzione
Irlanda-UK-Canada ci sono un sacco di facce nuove e nomi sconosciuti
ai più, ma in generale ognuno ha svolto il proprio compito più che
degnamente, alcuni egregiamente.
La trama (come un milione di altri film) si basa su piccole bugie e
cose non dette e verrebbe a cadere se almeno qualcuno dei
protagonisti si comportasse con più criterio, ma non succede così
anche nella realtà?
Le descrizione dei vari gruppi etnici sono un po' stereotipate, ma è
pur vero tutti i modelli hanno le proprie radici nell’osservazione
delle abitudini reali. Varie situazioni e alcuni personaggi sono un
po' caricati, ma nei limiti del plausibile e piacevole con alcuni
momenti quasi esilaranti come la "cena italiana".
Le 3 nomination si riferiscono a miglior film,
attrice protagonista e sceneggiatura non originale. Da vedere
IMDb 7.7 RT 100% * 3 Nomination Oscat 2016
36 * “Anomalisa” (di Duke Johnson, Charlie Kaufman, 2015, USA)
* animazione, con sole tre voci: i due protagonisti ed una per tutti
gli altri (uomini, donne e bambini!)
Uno dei peggiori film di animazione che abbia mai visto. Storia più
o meno senza senso, stracolma di luoghi comuni, frasi fatte e
intercalari tipicamente americani. Il soggetto, abbastanza
deprimente e noioso e già sfruttato in teatro e in radio, poteva
forse essere adatto per un film drammatico, ma perché farne uno
"animato" in stop-motion?
Queste specie di pupazzi sono goffi e si muovono male nonostante la
potenziale versatilità dei computer ... marionette per ombre cinesi
e pupi siciliani, pur avendo molte meno possibilità di movimento,
appaiono estremamente più sciolti nei gesti e aggraziati nei
movimenti.
Non sostengo certo che tutti i cartoon (che questo film tecnicamente
non è) debbano essere per bambini o estremamente divertenti, ma in
questo non vedo né creatività, né un buon uso delle pressoché
infinite possibilità fornite dall'animazione.
Mi viene da pensare che sia stato “nominato” solo per aver
utilizzato tecniche differenti dalle solite e, lo riconosco, non
semplici, ma non vedo come possa competere per l'Oscar con “Inside
Out” e “Shaun the Sheep”, entrambi con trovate geniali o quanto meno
non trite e ritrite (degli altri due in lizza non parlo in quanto
non li ho visti, ma per me difficilmente potranno essere peggiori di
Anomalisa).
IMDb 7.5 RT 90% * Nomination all’Oscar per film di animazione
37 * “Sunrise: Song of two humans” (di F. W. Murnau, 1927, USA) con
George O'Brien, Janet Gaynor, Margaret Livingston - (titolo italiano
“Aurora”)
Nelle foto al lato del poster: una delle tante doppie esposizioni,
Janet Gaynor Oscar come Miglior attrice protagonista e George O'Brien
nella scena nella quale piange.
Dopo aver "criticato" il suo Faust, sono passato a guardare Sunrise:
Song of two humans, primo film americano di Murnau. Uscì nelle sale
nel 1927 ed è quasi unanimemente considerato uno dei suoi capolavori
tant'è che in IMDb si trova in 126ima posizione nei film di tutti i
tempi e vinse anche 3 Oscar (miglior film, attrice e fotografia). In
particolare nella prima parte ci sono "effetti speciali" creati con
doppia esposizione.
Ottimo film "quasi muto" (i pochi dialoghi sono sui classici
cartelli), ma anche il primo film con sonoro sulla pellicola. Il suo
contendente (The Jazz Singer) al quale molti attribuiscono il
primato di primo film sonoro si avvaleva di musica registrata su
altro supporto e suonata contemporaneamente, e quindi non sempre
sincronizzata. In questo caso ci sono invece musiche e rumori
d'ambiente come quelli della scena del traffico e della sala da
ballo.
Anche in questo film i temi sono i soliti amore, gelosia, tradimento
ma ci sono anche vari momenti di ilarità degni delle migliori
commedie dell'epoca (scena dal barbiere e quella del maiale).
Altro primato che strapperebbe a “Via col vento” al quale di solito
viene attribuito, è quello del primo protagonista maschio che piange
in un film, ovviamente solo per statistica. (ma che vanno a guardare
...)
IMDb
8.4 RT 98% * 3
Oscar (miglior film, attrice e fotografia) * al 126° posto nella
classifica IMDb di tutti i tempi
38 * “Si Yo Fuera Diputado” (di Miguel M. Delgado, 1952, Mex) *
con Cantinflas, Gloria Mange, Andrés Soler
Non è da annoverare fra i migliori di Cantinflas, il più famoso
attore "comico" (attributo usato spesso a sproposito in termini
spregiativi) messicano. Potrebbe essere paragonabile a Totò sia per
la fama e il successo riscosso in patria sia perché entrambi nelle
loro commedie interpretavano spesso personaggi (talvolta arguti,
altre volte sprovveduti) che dovevano affrontare situazioni di ogni
genere rimanendo sempre dalla parte dei buoni e dei giusti. In
questo caso Cantinflas (all'anagrafe Mario Moreno) impersona un
barbiere illetterato che difende i poveri anche in tribunale e
infine viene convinto a entrare in politica per rappresentarli
ufficialmente.
Il film, pur non essendo all'altezza di “El padrecito” o “Su
excelencia” che includevano vari spunti di seria satira politica e
sociale, ha dei buoni momenti e comunque è sempre un piacere
(tentare di) seguire Cantinflas nei suoi sproloqui apparentemente
senza né capo né coda.
IMDb 7.2 FA 6,3
39 * “45 Years” (di Andrew Haigh, UK, 2015) *
con Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James
“45 Years” ovverossia “come rovinarsi gli ultimi anni di vita
matrimoniale”, per giunta senza che ce ne sia bisogno, necessità,
ragione o utilità, per questioni passate, avvenimenti ampiamente
trascorsi che temporalmente non si accavallano alla loro vita in
comune, che non potrebbero interferire nel futuro. Ciò premesso -
follia al di sopra di ogni logica - questo tipo di situazioni a
livello di coppia sono più che frequenti ... ed è noto.
Nel film non accade più di questo, i detrattori lo biasimano poiché
non accade niente, i sostenitori lo elogiano per lo stesso motivo e
apprezzano l'interpretazione di entrambi i protagonisti: Charlotte
Rampling (nomination migliore attrice) e Tom Courtenay, entrambe già
premiati con Orso d’Argento 2015.
Come stile (ritmi lenti, campagna, vita quotidiana, routine)
richiama un certo tipo di film francesi, in particolare quelli dei
racconti delle quattro stagioni di Eric Rohmer.
Se vi piace il genere è da non perdere ma se, al contrario, non lo
sopportate suggerisco di farne a meno.
Il consiglio è probabilmente tardivo in quanto in Italia è uscito 3
mesi fa e al momento non sembra essere in circolazione salvo
tornarci in caso di assegnazione dell’Oscar a Charlotte Rampling.
40 * “Anita” (di Marcos Carnevale, 2009, Argentina) *
con Norma Aleandro, Leonor Manso, Luis Luque
Pur non trovandomi sempre d'accordo con le valutazioni dei siti
specializzati, mi baso spesso sui loro rating per cercare film
potenzialmente buoni, prendendo in considerazione quelli con oltre
7,0 in IMDb. Al contrario di quanto accaduto con “El Hombre de papel”
qualche giorno fa, ho trovato che Anita meriti tutto il suo 7,2 e,
anzi, dovrebbe avere una media migliore.
Anita è una giovane down che si ritrova di punto in bianco da sola
(non dirò niente del come, del perché, né del seguito) e nel suo
vagare successivo trova sulla sua strada una serie di personaggi
“strani” e al limite della società (seppur singolarmente plausibili)
che da "normali" agiscono in maniera molto più irrazionale di lei
che invece si attiene ad una logica rigorosa.
Momenti allegri, quasi da commedia, si miscelano a quelli drammatici
in una alternanza molto ben bilanciata.
Senz'altro ne consiglio la visione, si trova su youtube in spagnolo
(argentino), dovrebbero essere disponibili anche i sottotitoli visto
che è recente ed che ha vinto vari premi.
IMDb 7,2 FA 7,1
41 * “The Hateful Eight” (di Quentin Tarantino, USA, 2015) *
con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth
Deludente considerate le aspettative di vari mesi fa, meno peggio di
come mi era stato descritto successivamente, non certo fra i
migliori film di Tarantino.
Troppo (inutilmente) lungo e troppo parlato (vizio che sembra essere
ricorrente negli ultimi tempi).
Buone le interpretazioni, poche situazioni di rilievo, nessun
momento memorabile.
Rischia seriamente di non ottenere alcun Oscar ... Morricone è la
sua unica speranza.
IMDb 8,0 RT 75% * 3 Nomination Oscar 2016 (andò proprio così
... Oscar solo a Morricone
42* “Carol” (di Todd Haynes, USA, 2015) *
con Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson
A mio modesto parere, nel complesso non vale Brooklyn che quindi
preferisco sui vari fronti di concorrenza per gli Oscar. Buona
interpretazione di Cate Blanchett, ma non al livello di Saoirse
Ronan, mentre è Rooney Mara quella che potrebbe aspirare alla
statuetta nella sua categoria.
Non ho letto "The Price of Salt” (romanzo di Patricia Highsmith che
ebbe buone recensioni e che è stato adattato per la sceneggiatura)
ma la storia così come è presentata nel film mi sembra un po'
fragile. Non posso dire se sia un “peccato originale” o una colpa
dell’adattamento, tuttavia in lizza per l’Oscar.
Nonostante le 6 nomination corre il rischio di uscire a mani vuote
dagli Oscar 2016. (indovinai anche in questo caso ... 6 Nomination =
Nessun Oscar)
IMDb 8,0 RT 75% * 6 Nomination Oscar 2016
43 * “Nuevo mundo” (Gabriel Retes, 1978, Mexico) *
con Julian Abitia, Ángel Aragon, Lucila Balzaretti
Pellicola messicana che fu bloccata dalla censura nel 1978 ed è
rimasta sconosciuta i messicani stessi durante i 30 anni successivi.
Le didascalie iniziali mettono al corrente lo spettatore del fatto
che fu la Carrillo, sorella del presidente dell'epoca, ad
architettare l'operazione sotto la pressione delle massime autorità
ecclesiastiche.
In effetti la storia è mal proposta, non racconta niente di nuovo in
merito alle angherie subite dagli indios da parte dei conquistadores
spagnoli con il beneplacito, e talvolta la spinta, dei gesuiti ed
altri ordini monastici.
L’argomento delle vessazioni inflitte agli indios (indigenas) e dei
contrasti fra essi e gli spagnoli vari secoli fa, così come quelli
con tutti gli altri gruppi messicani (oltre la metà dei quali sono
mestizos, meticci, ormai da secoli) è stato già affrontato e
trattato in modo migliore sia dal punto di vista cinematografico che
da quello informativo-documentaristico da tanti altri autori.
Il relativo scalpore suscitato da questo film deriva soprattutto dal
lungo periodo di censura e non certo dalla novità della storia o dal
come è stata riportata in immagini. In ogni caso può essere utile a
ricordare che i soprusi nei confronti degli indigenas (che oggi
rappresentano meno del 10% della popolazione messicana e sono
concentrati per lo più nel sud-est del paese) sono ancora in essere.
IMDb 7,1 FA 6,6
44 * “Room” (Lenny Abrahamson, 2015, Irl-Can)
*
con Brie Larson, Jacob Tremblay, Sean Bridgers
Sono andato al cinema un po’ titubante, temendo un’altra parziale
delusione e invece, al contrario di altri recenti casi, mi sono
trovato davanti ad un ottimo film aspettandomi tutt’al più solo un
buon dramma.
Mi è sembrato scorrevole e bilanciato, nonostante il tema
angosciante (soprattutto nella prima parte) e ottimamente
interpretato non solo da Brie Larson, ma anche dal piccolo Jacob
Tremblay.
La parte finale include forse troppe sfaccettature dei problemi del
reinserimento di madre e figlio nella vita normale (e reale) e si
perde un poco.
Comunque, come anticipato, oltre all’Oscar a Brie Larson (quasi
certo) può ambire senz’altro ad aggiudicarsene anche qualche altro.
IMDb 8,3 RT 96% *
finì con il solo Oscar a Brie Larson e 3 Nomination (film, regia,
sceneggiatura)
45 * “Redes” (di E. Gómez Muriel e Fred Zinnemann, Mexico, 1936)
*
con Silvio Hernández, David Valle González, Rafael Hinojosa
Piccola (in quanto breve, circa un’ora) perla del cinema messicano,
con varie particolarità. Seconda co-regia di Zinneman, uno dei tanti
registi europei che hanno avuto successo in USA (4 Oscar), opera
prima di Gómez Muriel.
La storia si sviluppa in un piccolo centro peschiero messicano dove,
ovviamente, i pescatori sono sfruttati e vessati dai grossisti e
proprietari delle imbarcazioni. Una storia molto simile a quella di
“La terra trema” (di Luchino Visconti, 1948) che però è adattata da
“I Malavoglia” di Verga.
Interessante dal punto di vista sociale e per le scene di pesca, la
storia non è del tutto scontata, la fotografia è bellissima, sempre
con molta luce ed ombre nette. Non per niente questo film è stato
scelto da Martin Scorsese per far parte del suo World Cinema
Project.
E’ disponibile su YouTube in varie versioni.
IMDb 7,0 FA 6,8
46 * “Largo viaje” (di Patricio Kaulen, Chile, 1967) *
con Enrique Kaulen, Eliana Vidal, Fabio Zerpa
E dopo “Redes” ecco un altro film dell’America Latina
antropologicamente molto interessante.
Il protagonista è un bambino che durante buona parte del film segue
o è accompagnato - per modo di dire - da un paio di ali posticce e
da un colombo.
La narrazione viene interrotta numerose volte da brevi flash nei
quali si seguono altre persone di ambienti molto diversi che poco
hanno a che vedere con il ragazzino, ma che nel corso del film
interagiranno con lui anche se per pochi istanti.
Viene presentata una Santiago sconosciuta ai più (anche in Cile) con
la lunga scena della veglia funebre che certamente resta impressa e
spinge ad approfondire l’argomento.
IMDb 7,3 FA 6,9
47 * "Gold Diggers of 1935" (Busby Berkeley, USA, 1935) *
con Dick Powell, Adolphe Menjou, Gloria Stuart
Busby Berkeley più che regista era coreografo molto apprezzato a
Hollywood (3 Nomination Oscar fra le quali quella per questo film).
Non fatevi ingannare dal titolo che letteralmente significa
“cercatori d’oro” in quanto questi non c’entrano assolutamente
niente e la storia si sviluppa in un grande albergo che definire di
lusso sarebbe un diminutivo. All’epoca “Gold Digger” era un termine
comunemente usato per indicare le ragazze, o donne, in cerca di un
marito straricco. La prima parte del film è una commedia molto
divertente, con personaggi bizzarri non solo fra gli ospiti
dell’hotel ma anche fra il personale. Tutti quelli che hanno o hanno
avuto a che fare con questo ambiente lavorativo dovrebbero vederlo
... da allora niente è cambiato.
La parte finale volge più al musical classico con coreografie
affollatissime che coinvolgono anche un numero incredibile di
pianoforti che si muovono come in un caleidoscopio ... e non è un
gioco di specchi, sono veramente tanti!.
Se è piaciuto a me che non sono amante di questo genere di film
penso che possa piacere anche a tanti altri.
IMDb 7,5 RT 100% * 1 Oscar
48 * "Les Demoiselles de Rochefort" (Jacques Demi, Francia, 1966)
*
con Catherine Deneuve, Gene Kelly, George Chakiris, Françoise
Dorléac, Michel Piccoli
Con un salto di 30 questo musical francese a colori faceva da
contrasto con "Gold Diggers of 1935" nel doppio spettacolo di un
paio di sabati fa alla Cinemateca Portuguesa. Chiaramente tutt’altro
stile, le coreografie son ben distribuite durante l’arco dell’intero
film e sono soprattutto in esterni. La trama, divertente, si
sviluppa su una quantità di incontri mancati per poco, incontri
casuali, persone che inaspettatamente ricompaiono, persone che non
sono chi sembrano essere. Cast più che buono con una giovane
Catherine Deneuve che balla spesso con la sua “gemella” Françoise
Dorléac, due divi dei musical americani come Gene Kelly (che tutti
conoscete) e George Chakiris (Oscar in West Side Story) e
l’immancabile Michel Piccoli, sempre bravo.
Vale quanto detto per "Gold Diggers of 1935" ... se è piaciuto a me
piacerà anche a tanti altri.
IMDb 7,6 RT 100%
49 * “A Place in the Sun” (George Stevens, USA, 1951) *
con Montgomery Clift, Elizabeth Taylor, Shelley Winters
Questo film fu distribuito in Italia con il titolo “Un posto al
sole” (una volta tanto una traduzione letterale ...) che niente ha a
che vedere con la ben più nota soap opera/telenovela nostrana che va
avanti da una ventina di anni.
Si tratta infatti di un film drammatico segnato da tragici eventi
che nel 1952 ottenne ben 6 Oscar ed altre tre Nomination.
Un cast di tutto rispetto con la giovanissima Elizabeth Taylor
(all’epoca diciannovenne, ma già affermata avendo iniziato a
recitare a 10 anni) accanto ad altri giovani che si stavano facendo
rapidamente strada come Montgomery Clift (31) e Shelley Winters
(29).
Film girato in un bel bianco e nero classico, nonostante all’epoca
il colore fosse già quasi norma.
Oserei dire: un classico dell’epoca, molto americano ... the
American dream (il sogno americano) talvolta porta alla rovina.
IMDb 7,8 RT 75% * 6 Oscar nel 1952
50 * “Saikaku ichidai onna” (The Life of Oharu ) (Kenji Mizoguchi,
Jap, 1952) *
con Kinuyo Tanaka, Tsukie Matsuura, Ichirô Sugai
Questo è uno dei due film giapponesi che ho avuto modo di guardare
alla Cinemateca Portuguesa e ancora una volta mi sono trovato a
riflettere sul fatto che purtroppo raramente si prendono in
considerazione e si programmano pellicole come queste e si
continuano a proporre prodotti moderni ben sotto il limite della
decenza.
Mizoguchi è stato uno dei migliori registi giapponesi alla pari di
Ozu e Kurosawa anche se solo quest'ultimo ha avuto fama veramente
internazionale, probabilmente solo per essere sopravvissuto ai suoi
due colleghi vari decenni pur essendo quasi coetanei.
“La vita di O-Haru - Donna galante” (titolo italiano) è uno dei suoi
film più famosi con il quale ottenne il Premio Internazionale e il
Leone d’Argento a Venezia, quando questo era il più importante
Festival del vecchio continente.
Nella scia del successo di Rashomon di Kurosawa negli anni ’50
cominciarono ad arrivare numerosi film giapponesi e in particolare
Mizoguchi fu presente a tutte le edizione successive fino alla sua
morte (1956) ottenendo puntualmente altri Leoni, premi e nomination.
Quasi tutto il film consiste di un lungo flashback nel quale la
ormai anziana O-Haru ripercorre episodi salienti della sua vita, da
concubina, a moglie, a monaca, a prostituta. In questo, forse più
che in altri, è possibile apprezzare ottimi piani sequenza (molto
amati da Mizoguchi) utilizzati senza parsimonia.
Certamente per apprezzare un film come questo oltre ad una buona
dose di attenzione (regola generale per prodotti di qualità) è anche
opportuno conoscere almeno un poco la cultura giapponese, in questo
caso quella medievale e dalla rete si può sapere quanto basta.
Come nel campo della pittura o della musica, venendo a contatto con
generi nuovi, sono necessarie più visioni, ascolti e analisi per
apprezzare determinate sottigliezze e sfumature di pregio.
L’importante è iniziare ... pertanto lo suggerisco non solo ai
cinefili, ma anche a chi è (irrazionalmente) terrorizzato dai film
giapponesi in bianco e nero, casomai in lingua originale con
sottotitoli.
IMDb 8,0 RT 100% |