POST CINEMATOGRAFICI

indice completo dei  1300 film 2016 - 2018

lista film (pdf)  2015   2014   2012-13

2016

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2017

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201 - 259

260 - 299

300 - 349

350 - 399

400 - 443

2018

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2019

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351 - 409

 

2020

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401 - 444

2021

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2022

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micro-recensioni dei film del 2016   (dal 51° al 100°) 


leggi tutte le 50 micro-recensioni (in basso, dopo i poster)

Yasujiro Ozu, Jap, 1952

Alex. Mackendrick, USA, 1957

Zev Berman, Mex, 2007

Haskell Wexler, USA, 1969

Raoul Walsh, USA, 1948

Jacques Tourneur,USA, 1946

Haskell Wexler, USA, 1987

Carl T. Dreyer, Dan, 1955

Luis Alcoriza, Mex, 1960

Miguel Zacarías, Mex, 1952

Robert Mandel, USA, 1986

Pablo Berger, Spa, 2012

José Luis Garci, Spa, 1981

Kevin Costner, USA, 2003

Allan Dwan, USA, 1929

Wim Wenders, Ger, 1977

A. G. Iñárritu, USA, 2003

Arturo Ripstein, Mex, 1973

J. P. Rebella, Cile, 2004

Sergio Cabrera, Col, 1993

Pablo Larrain, Arg, 2010

Ramin Bahrani, USA, 2014

Paula Ortiz, Spa, 2015

Javier Fesser, Spa, 1998

Luis Mandoki, Mex, 2004

Humberto Solás, Cuba, 1968

Carl T. Dreyer, Dan, 1928

Gabriel Retes, Mex, 1992

F. A. Rivero, Mex, 1953

Miguel Zacarías, Mex, 1954

Y. Arthus-Bertrand, USA, 2008

F. W. Murnau, 1922, Ger

Bahman Ghobadi, Iran, 2006

Dariush Mehrjui, Iran, 1969

Jafar Panahi, Iran, 1995

László Nemes, Ung, 2015

C. A. Acevedo, Col, 2015

D. Gamze Ergüven, Fra, 2015

Ciro Guerra, Col, 2015

Hirokazu Koreeda, Jap, 2015

Arturo Ripstein, Mex, 1993

R. Rossellini, Ita, 1954

Arturo Ripstein, Mex, 2015

Asghar Farhadi, Iran, 2011

Yorgos Lanthimos,Can, 2015

Sebastián Schindel, Arg, 2015

Jafar Panahi, Iran, 2011

Sean Baker, USA, 2015

Hsiao-Hsien Hou, Cin, 2015

Zaza Urushadze, Geo, 2013

51 * “Ochazuke no aji” (Flavor of Green Tea Over Rice) (Yasujiro Ozu, Jap, 1952) * con Shin Saburi, Michiyo Kogure, Kôji Tsuruta 
Per quanto riguarda il valore (sottovalutato e/o sconosciuto) della cinematografia giapponese degli anni '50 vale quanto scritto ieri a proposito dell'opera di Mizoguchi, e vale anche per questo film di Ozu completamente differente per ritmo, ambientazione, stile. 
Si tratta infatti di un dramma leggero, con toni talvolta da commedia, che tratta della crisi coniugale di una coppia borghese negli anni del dopoguerra. 
Certamente un buon film realista che, anche se non viene considerato fra i migliori di Ozu, fornisce un ottimo spaccato di vita della classe agiata di Tokio solo pochi anni dopo la guerra. In molte scene appaiono contemporaneamente donne con il classico kimono e altre vestite alla moda (internazionale) degli anni ’50. 
Molti critici lo hanno visto come ispiratore di due successivi film di Antonioni - “La notte”  (1961, con Jeanne Moreau e Marcello Mastroianni) e “Il deserto rosso” (1964, con Monica Vitti e Richard Harris) - e nel complesso come un innovatore nel campo del genere “realista”.

IMDb 8,0  RT 100%  
 

52 * “Sweet Smell of Success” (Alexander Mackendrick, USA, 1957) * con Burt Lancaster, Tony Curtis, Susan Harrison 
Letteralmente in italiano sarebbe “Il dolce odore (o profumo) del successo” che dà un’idea delle motivazioni che muovono i protagonisti del film, tuttavia distribuito in Italia con il nome “Piombo rovente” (sic!) nonostante nel film non ci siano sparatorie. 
Oltre all’eccellente interpretazione di Burt Lancaster, c’è da registrare quella di un ottimo Tony Curtis che si distinse in un ruolo abbastanza insolito - oltretutto in un noir che è genere non usuale per lui - ottenendo la nomination al BAFTA e vari altri riconoscimenti. 
Non è del noir classico, non ci sono gangster veri e propri né detective privati e l’obiettivo primario una volta tanto non sono i soldi ma il potere e quindi quel “successo” richiamato nel titolo.
Bellissimo bianco e nero del cantonese James Wong Howe, vincitore di 2 Oscar, e non da ultimo c’è un’ottima musica con la partecipazione diretta, praticamente dal vivo, di Chico Hamilton e del suo quintetto.
“Sweet Smell of Success” è il primo film americano dell’inglese Mackendrick, (nomination all’Oscar con “The Man in the White Suit”, 1951, con David Niven).
Vivamente consigliato.

IMDb 8,2  RT 100%  


53 * “Borderland” (Zev Berman, USA, 2007) * con Brian Presley, Jake Muxworthy, Rider Strong 
Film horror/splatter/satanico che, nel suo genere, non è dei peggiori ed ha un buon ritmo e qualche trovata decente.
La storia prende lo spunto da fatti realmente accaduti nelle vicinanze della turbolenta  frontiera USA/Messico, terra di nessuno, aventi come protagonisti un gruppo di “narcosatanicos”.
Mi aveva incuriosito solo per la partecipazione di Damián Alcázar (protagonista degli ottimi “La Ley de Herodes” e “La Dictatura Perfecta”, entrambe di Luis Estrada) che però in questo film ha un ruolo molto marginale. Comunque, a mio modesto parere, ha fatto una scelta sbagliata.
Fra gli amanti del genere ebbe un discreto successo e c’è da notare che tutte le recensioni su Rotten Tomatoes sono sopra la sufficienza e pertanto appare un (estremamente) fuorviante 100%. 
Se non siete appassionati di scene sanguinolente e di torture è meglio che guardiate qualunque altra cosa, ma non questo. 

IMDb 5,6  RT 100%  FA 4,4


54 * “Medium cool” (Haskell Wexler, USA, 1969) * con Robert Forster, Verna Bloom, Peter Bonerz
Haskell Wexler non è stato regista di professione, bensì documentarista e soprattutto direttore della fotografia ed in questa seconda veste ha vinto 2 Oscar con “Chi ha paura di Virginia Wolf” e “Questa terra è la mie terra” (tit. or. “Bound for Glory”, biopic del famoso cantautore Woody Guthrie, 1912-1967), oltre ad ottenere 3 Nomination con “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, “Blaze” e “Matewan”, del quale parlerò in un prossimo post. 
“Medium Cool” è il suo unico lungometraggio pur essendo un film assolutamente fuori dai canoni in quanto i pochi attori si mischiano con i dimostranti (veri) dei famosi moti del 1968, iniziati con l’assassinio di Martin Luther King (4 aprile) e proseguiti in molte città americane fino al culmine in Chicago in occasione della Convention del Partito Democratico (fine agosto 1968). Addirittura, in una delle tante “prese dirette” durante le manifestazioni si sente un assistente gridare “Attento Haskell, è vera!” (riferendosi all’ordigno fumogeno/lacrimogeno appena esploso vicino a lui.)
Questo eccellente film viene tutt’oggi inserito nei programmi per gli studenti di cinematografia in quanto ottimo esempio di cinéma vérité, oltretutto con una decisa connotazione politica.
Lo vidi al Festival di Pesaro nel 1975 e scelsi il suo titolo italiano - “America, America dove vai?” - quale nome identificativo della mia rassegna sul Nuovo Cinema Americano al Teatro Instabile di Napoli nell’inverno successivo (75/76) alla quale dedicherò un post specifico su Discettazioni Erranti http://discettazionierranti.blogspot.it/ 
Haskell Wexler, che si è sempre occupato di questioni sociali come dimostrano i suoi lavori, è deceduto un paio di mesi fa, il 27 dicembre 2015, e gli attentissimi coordinatori della Cinemateca Portuguesa hanno pensato bene, molto bene, di proporre “Medium cool” e “Matewan” in memoriam.

IMDb 7,4  RT 95%


55 * “Silver river” (Raoul Walsh, USA, 1948) * con Errol Flynn, Ann Sheridan, Thomas Mitchell
Mitico regista che nel corso della sua lunghissima carriera ha diretto ben 137 film cominciando con i muti prima della I Guerra Mondiale e terminando nel 1964. Questo non è certamente dei suoi più famosi e probabilmente neanche dei migliori ma si distingue per la presenza di Errol Flynn (all’epoca quasi quarantenne) che inusualmente non interpreta un “eroe positivo”, ma di un uomo con pochi scrupoli. Con il successivo film di questa raccolta "Canyon passage” componeva il double bill (doppio spettacolo) di argomento western, di quelli buoni ma non indimenticabili, con trame che si distaccavano dagli standard. 
Dopo un preambolo relativo alla Guerra di Secessione, la scena si sposta nel mondo delle miniere d’argento, banche e avventurieri. 
Cast di tutto rispetto che include, fra gli altri, Thomas Mitchell il cui nome probabilmente non vi dice niente, ma si tratta di un caratterista che ha interpretato molti ruoli importanti in film indimenticabili come Ombre rosse (Oscar come miglior attore non protagonista), Mezzogiorno di fuoco, Via col vento, ..., 

IMDb 6,6


56 * “Canyon passage” (Jacques Tourneur, USA, 1946) * con Dana Andrews, Brian Donlevy, Susan Hayward
Anche questo, come “Silver River” con il quale era abbinato nel Doulbe Bill della Cinemateca Portuguesa, non è un western classico nel vero senso della parola. Nella prima parte dominano storie romantiche, di amicizia e solidarietà fra i pionieri dell’Oregon con qualche “attrito” marginale e qualche scazzottata. Solo verso la fine subentrano gli “indiani” ... e sono problemi. 
Non si vede nessun canyon nel film e come me anche altri si sono chiesti il perché del nome. 
Ad affiancare i protagonisti ci sono un ottimo Ward Bond che interpreta il cattivissimo Honey Bragg e il poliedrico cantautore, attore e pianista Hoagy Carmichael (Oscar nel 1947 per la miglior canzone).

(IMDb 6,6  RT 100%, ma con solo 4 recensioni)  1 Nomination Oscar


57 * “Matewan” (John Sayles, USA, 1987) * con Chris Cooper, James Earl Jones, Mary McDonnell
Questo è il primo film di livello di Sayles, che proveniva dalla scuola di Corman e aveva poi collaborato con Joe Dante come sceneggiatore. Grazie soprattutto alla fotografia di Haskell Wexler, che si guadagnò la nomination all’Oscar,  ottenne buona visibilità forte anche della sceneggiatura basata sulle lotte condotte dai minatori negli anni ‘20 a Matewan, piccola città in West Virginia.
I loro tentativi per ottenere condizioni migliori, supportati da un sindacalista e chiaramente osteggiati con la forza dai padroni delle miniere, sono narrati nel film restando abbastanza fedeli alla realtà di allora. La conclusione è storicamente ricordata come “massacro di Matewan”.
Particolarmente interessante è anche vedere come Joe Kenehan (il sindacalista, interpretato da Chris Cooper) dovesse lottare per unire i minatori stessi, ben divisi in gruppi etnici che rifiutavano qualunque contatto con gli altri (italiani, irlandesi, “negri”).
Buon film, ben diretto e ben interpretato, con l’ottima fotografia di Wexler.  

IMDb 7,9  RT 93%  Nomination Oscar per Fotografia (Haskell Wexler)


58 * “Ordet” (Carl Theodor Dreyer, Danimarca, 1955) “La parola” * con Henrik Malberg, Emil Hass Christensen, Preben Lerdorff Rye 
Pietra miliare del cinema danese, penultimo film del maestro Dreyer (Prästänkan, Vampyr, La passion de Jeanne d'Arc, Dies irae) uno dei suoi migliori, Leone d’Oro a Venezia nel 1955.
Dramma tratto dall’omonima pièce teatrale di un pastore protestante, è incentrata sullo scontro ideologico e dialettico all’interno di una agiata famiglia di una zona rurale danese. Tutti i componenti della famiglia in un modo o nell’altro e per vari motivi contestano le rigide idee del capofamiglia. Pur rispettato dai figli (uno agnostico, un altro - studente di teologia - sull’orlo della follia, e il terzo che vuole sposare la ragazza che ama ma di dottrina religiosa diversa) è da essi criticato per la sua inflessibilità dovrà tentare di tenere unita la famiglia e per di più si troverà ad confrontarsi con il suo possibile consuocero su questioni prettamente religiose. 
Ritmo lento ma privo di pause, ottima interpretazione, bellissima fotografia (bianco e nero).
Questo è cinema!  
IMDb  8,1   RT 100% 

 

59 * “Tarahumara - Cada Vez Más Lejos”  (Luis Alcoriza, Mexico, 1960) * con Ignacio López Tarso, Jaime Fernández, Aurora Clavel 
Questo è uno di quei film che si svolge in un ambiente completamente sconosciuto ai più, tra le ripidissime valli della Sierra Madre nel nord del Messico ed oltre la metà dei protagonisti sono di etnia Tarahumara (attualmente poco più di 100.000). 
Tuttavia riesce perfettamente a mantenersi al limite del documentarismo senza mai superarlo. 
La storia, pur essendo più o meno prevedibile, è ben interpretata e si lascia seguire piacevolmente anche per l’interesse che innegabilmente suscitano le abitudini e il modo di vivere di questa popolazione di cultura precolombiana. 
Cinematograficamente non è eccezionale, ma chi lo guarda certamente non se ne pente.
Post relativo all’etnia dei Tarahumara ed in particolare della loro predisposizione a correre distanze inimmaginabili per chiunque  

IMDb  7,2  FA  7,3   Nomination Golden Globe Miglior film straniero


60 * “Ahì viene Martin Corona”  (Miguel Zacarías, Mexico, 1952) * con Pedro Infante, Sara Montiel, Eulalio González
Classica commedia musicale messicana degli anni ’50 con due protagonisti d’eccezione: Sara Montiel e Pedro Infante. La prima è stata forse la più famosa attrice (anche cantante) spagnola degli anni ’40-‘60, la prima a lavorare anche ad Hollywood e di conseguenza anche in Messico. Il secondo è stato un ottimo cantante che però ha avuto grande successo anche al cinema e con Mario Moreno (meglio conosciuto come Cantinflas) condivide il titolo di attore più famoso e soprattutto più amato dai messicani.
Trama classica con Infante eroe buono, la bella straniera di turno (Sara Montiel) che finge di snobbarlo, pochi amici fidati e un gruppo di cattivi che, ovviamente alla fine hanno la peggio. 
IMDb  7,1

 

61 * “F/X”  (Robert Mandel, USA, 1986) * con Bryan Brown, Brian Dennehy, Diane Venora 
A mio parere è stato sottovalutato. Non è un thriller di alto livello, ma la trama si distingue per la sua originalità, ci sono tanti colpi di scena e varie incongruenze possono essere tranquillamente perdonate. 
Tutto ruota attorno ad uno specialista di effetti speciali cinematografici ce viene convinto a mettere in scena un falso omicidio che quasi fino alla fine non si sa se è avvenuto o fosse effettivamente finto, chi sono gli organizzatori del tutto e quali sono i loro scopi.
In effetti al pubblico è piaciuto più che ai critici e quindi nel 1991 è stato prodotto “F/X 2”  (con gli stessi Bryan Brown e  Brian Dennehy) e a partire dal 1996 la serie di telefilm canadesi passati anche in Italia col nome “F/X - The Illusion”.
IMDb  6,6  RT 86%

 

62 * “Blancanieves” (Pablo Berger, Spagna, 2012) * con Maribel Verdú, Emilio Gavira, Daniel Giménez 
Film di grandissimo pregio che però, purtroppo non è riuscito ad avere una buona distribuzione, probabilmente limitato dai preconcetti che tanti hanno nei confronti del bianco e nero. 
Ne ho parlato abbondantemente in questo post nel quale troverete anche il trailer
Per dare un’idea del suo pregio, basti ricordare che ebbe 18 Nomination ai Premi Goya (i più importanti per i film in spagnolo) guadagnandosi ben 10 premi. Ha ottenuto altri 36 premi e tante nomination in Festival di tutto il mondo.

IMDb  7,5  RT 94%


63 * “El crack” (José Luis Garci, Spagna, 1981) * con Alfredo Landa, María Casanova, Manuel Tejada 
Buon film noir spagnolo (genere poco frequentato dai cineasti iberici) riconosciuto da tutti i critici come uno dei migliori del suo periodo. L’investigatore privato Germán Areta (interpretato da Alfredo Landa) viene coinvolto nella ricerca di una ragazza scomparsa e ben presto diventa oggetto di pesanti minacce, ed anche qualcosa di più, da parte di chi vorrebbe farlo desistere. Andrà ovviamente fino in fondo in un finale poco comune e per niente ortodosso.
A seguito del successo ottenuto, nel 1983 fu prodotto anche “El Crack II”. 

IMDb  7,3  FA 7,1


64 * “Dances with Wolves” (Kevin Costner, USA, 2003) * con Kevin Costner, Robert Duvall, Diego Luna
Sono già passati 13 anni dall’uscita di questo film che ebbe notevole successo anche al botteghino oltre che nella corsa agli Oscar. Si tratta di uno di quelli che descrivono il Far West in modo ben diverso rispetto agli standard di quasi tutto il secolo precedente, con pochi pionieri, nessun pistolero, quasi tutti i soldati sono cattivi e i pellerossa sono i buoni. Questa sommaria ripartizione era probabilmente vera in molti casi. Narra la storia di un ufficiale dell’esercito americano che richiede specificamente di essere mandato ad un posto di frontiera nell’estremo west dove scoprirà di essere quasi l’unico bianco ed entrerà in contatto con gli “indiani”. 
Il buon Costner avrebbe potuto ottenere risultati migliori risparmiandoci alcune parti troppo lente e un po’ melense e limitandosi a non più di 2 ore. 
Non capisco come Mary McDonnell possa aver avuto la Nomination come attrice non protagonista ... misteri degli Oscar.

IMDb 8,0  RT 82%  7 Oscar + 5 Nomination

 
65 * “The Iron Mask”” (Allan Dwan, USA, 1929) * con Douglas Fairbanks,  Marguerite De La Motte, Dorothy Revier,  Nigel De Brulier, Ullrich Haupt 
Classicissimo film di cappa e spada della fine dell’epoca del muto, tratto dal romanzo di Dumas “Vent’anni dopo” e con il divo di allora (in particolare per i film di azione) Douglas Fairbanks nelle vesti di D’Artagnan.
Essendo trama nota non ne parlo e passo direttamente ai brevi commenti. La partenza è un po’ lenta, più da commedia romantica che da pellicola di azione colma di intrighi e tradimenti. Tuttavia, appena la storia comincia a prendere corpo, il ritmo è buono e il film diventa avvincente. Come l’inizio, anche la chiusura mi è sembrata di livello un po’ inferiore al resto. In ogni caso resta un più che buon film d’epoca.

IMDb 7,7  RT 100%


66 * “The American Friend” (Wim Wenders, Ger-Fra, 1977) * con Dennis Hopper, Bruno Ganz, Lisa Kreuzer
Penso che sia uno dei buoni film di Wenders anche se non fra i migliori. Trama da noir, cast misto tedesco americano comprendente nomi di spicco come Bruno Ganz e Lisa Kreuzer da un lato e due pietre miliari del cinema americano dall’altro: Dennis Hopper e Nicholas Ray. 
Ai più giovani o distratti ricordo che il primo fu regista e protagonista di Easy Rider (1969, con Peter Fonda e Jack Nicholson) mentre il secondo è a tutti gli effetti un (grande) regista e le sue rare apparizioni nelle vesti di attore si contano sulla punta delle dita. Senz’altro consigliato ma non proprio imperdibile.

IMDb 7,4  RT 88%   Wenders Nomination Palma d’Oro a Cannes


67 * “21 grams” (Alejandro González Iñárritu, USA, 2003) * con Sean Penn, Benicio Del Toro, Naomi Watts
Secondo film della trilogia della morte di Iñárritu, fra "Amores perros" e "Babel". Regista messicano, produzione americana, cast internazionale. Fra tutti si distingue certamente Benicio Del Toro (Nomination Oscar, così come Naomi Watts) mentre mi sembra che neanche in questo film Sean Penn abbia saputo dimostrare di essere un Attore.
Il particolare montaggio colmo di flashback, volutamente molto confuso, tiene sempre viva l'attenzione degli spettatori i quali devono riuscire a posizionare ogni scena nel giusto ordine temporale per non perdere il filo della storia e comprendere le varie connessioni fra i protagonisti le cui vite, fino a un certo punto, seguono tre strade completamente distinte.
Secondo me questo è "molto più film" del tanto declamato "The Revenant" dello stesso Iñárritu, fresco vincitore di Oscar. A quelli che non lo conoscono e sono interessati a guardarlo, suggerisco di prendere in considerazione l'intera trilogia, nell'ordine temporale giusto.

IMDb 7,7  RT 87%  2 Nomination Oscar (Del Toro, Watts)

 
68* “El castillo de la pureza” (Arturo Ripstein, Mex, 1973) * con Claudio Brook, Rita Macedo, Arturo Beristáin 
molti lo valutano fra i migliori di Ripstein, stimato regista messicano ma non sono d'accordo. La storia è abbastanza folle, anche se si conoscono casi simili, vale a dire di persone prigioniere in casa propria. La stranezza, in questo caso, è però che i componenti della famiglia (moglie e tre figli) succubi del padre despota e carceriere, talvolta anche violento senza motivo, sembrano non soffrire del loro isolamento e segregazione, sembrando addirittura quasi contenti e soddisfatti della loro vita da reclusi. Padre che vorrebbe proteggere in particolare i figli da qualsiasi contaminazione esterna reputando tutta la razza umana corrotta e quini da eliminare, in uno strano parallelismo con il suo mestiere di produttore di veleno per topi. Ma questa sua morale rigidissima non gli impedisce di cercare avventure sessuali, anche a pagamento, nel corso delle sue uscite per consegnare il ratticida. Nel complesso non mi ha convinto per niente, resta la buona prova di Claudio Brook (il padre) che qualcuno forse ricorda in "Simon nel deserto" di Buñuel, il regista con il quale Ripstein si é fatto le ossa.
IMDb  7,7  FA 7,2

 

69 * “Whisky” (Pablo Stoll e Juan Pablo Rebella, Uurguay, 2004) * con Andrés Pazos, Mirella Pascual, Jorge Bolani
Film uruguayo consigliatomi da una esperta (in linea di massima di fiducia) ma stavolta non mi trova d'accordo. Storia triste, lenta, quasi totalmente priva di azione o di svolte sostanziali. Cercando di informami in merito alle cinematografie sud americane al di là di quella argentina abbastanza conosciuta e di più che discreto livello mi sono fatto convincere anche dalle buone critiche e vari riconoscimenti ottenuti. Penso che molte volte - non sempre per fortuna - venga “premiata” la novità più che la qualità e di conseguenza molti prodotti siano sopravvalutati. La sceneggiatura di Whisky è del genere triste tendente al rassegnato. Volendo attribuirgli un merito, i pochi colori con predominanti grigio, marrone e via discorrendo e tanti quadri fissi e camera car lunghissimi trasmettono questa sensazione, ma una drammatica storia di apatia scelta come soggetto per un lungometraggio non basta a renderlo un buon film, ci vuole molto di più.
IMDb  7,2   RT 100%

 

70 * “La estrategia del caracol” (Sergio Cabrera, Colombia, 1993) * con Fausto Cabrera, Frank Ramírez, Delfina Guido 
Comedia negra colombiana, film corale la cui trama gira attorno una comunità di inquilini abusivi (ma non è certo) che tenta di difendersi in tutti i modi dai tentativi di sfrattarli da parte del (presunto) proprietario. Vincitore di parecchi premi fra i quali un premio speciale al Festival di berlino. Ha anche avuto buoni consensi da parte del pubblico diventando un successo al botteghino.
IMDb  7,8  FA 7,3  

 

71 * “Post Mortem” (Pablo Larrain, Chile, 2010) * con Alfredo Castro, Antonia Zegers, Jaime Vadell
Film del chileno Larrain che gode di buona fama aumentata dalle critiche positive del suo lavoro più recente “El Club” che tratta il tema dei “cattivi preti”, come “Spotlight” il vincitore dell’Oscar 2016. 
Post Mortem, che non ha incontrato i favori del pubblico secondo me è viziato da uno stile poco comunicativo, quasi sperimentale. Non si contano le inquadrature della nuca del protagonista, camera car, pianti quasi a dirotto, autopsie, quadri fissi e, per finire, degli ultimi 10 minuti 6 consistono in un'inquadratura fissa con il protagonista, inquadrato parzialmente e di spalle, che entra e esce dal campo accatastando sedie, un materasso, mobili, un copertone e altro, ma sempre di spalle ... e poi ci sono i 4 minuti di titoli, con fondo nero ... . 
IMDb  6,6  FA 5,9 

 

72 * “99 Homes” (Ramin Bahrani, USA, 2014) * con Andrew Garfield, Michael Shannon, Laura Dern
Questo film affronta il dramma della crisi immobiliare americana da tutt'altro punto di vista rispetto a “The Big Short”. Singolare storia di uno "sfrattato" che si fa assumere da chi l'ha buttato in strada e viene coinvolto nei suoi affari. Rinuncerà a molti dei suoi principi morali, arrivando a diventare il braccio destro del suo capo. Ma fino a quando continuerà ad agire senza scrupoli? Cosa lo potrà fermare? Buon film anche se non eccezionale.
IMDb  7,2   RT 92%  

 

73* “La novia” (Paula Ortiz, Spagna, 2015) * con Leticia Dolera, Manuela Vellés, Inma Cuesta
Un ennesimo film con sceneggiatura adattata da "Bodas de sangre", dramma di Garcia Lorca. A detta dei conoscitori è una delle più fedeli trasposizioni cinematografiche, forse la più fdele in assoluto. Anche dal punto di vista strettamente cinematografico ha indubbi meriti combinando molto bene  ambientazione, costumi e colonna sonora. Bella fotografia con buona parte degli esterni ambientati nel sud della Spagna e, scelti per la particolarità dei paesaggi, alcuni in Cappadocia. Anche la colonna sonora è degna di nota, composta da un misto di canti tradizionali e nenie. Inutule dire che il testo è eccezionale, ben interpretato da tutti i componenti del cast, in particolare da quelli più avanti con gli anni. Visto in aereo in versione originale con sottotitoli inglesi sovraimpressi ... potrebbe essere che in rete questa versione sia disponibile. Vivamente consigliato.
IMDb  7,4  FA 7,4  2 Premi Goya

 

74 * “El Milagro de P. Tinto” (Javier Fesser, Spagna, 1998) * con  Luis Ciges, Janusz Ziemniak, Pablo Pinedo
Questo film, scelto per la presenza di Luis Ciges, ma senza saperne assolutamente niente di più, si è rivelato una piacevolissima sorpresa.
Folle, surreale, demenziale, black comedy ... tutte etichette compatibili per questo film nel quale appaiono extraterrestri, evasi da manicomio, nani, la NASA, fabbricanti di ostie per il Vaticano, treni che passano regolarmente ogni 25 anni, macchine del tempo.
Chiaramente, ha i suoi punti deboli, qualche rallentamento e qualche sorpresa un po' prevedibile, ma nel complesso  il ritmo rimane buono e i colpi di scena non mancano. Se avete dimestichezza con lo spagnolo e buon senso dell'umorismo non ve lo dovreste perdere ... lo trovate su YouTube.

IMDb  7,2  FA 6,4 


75 * “Voces inocentes” (Luis Mandoki, Mex, 2004) * con Carlos Padilla, Leonor Varela, Xuna Primus
Buon film su una storia quasi dimenticata nella quale si parla anche di bambini soldato ma non in Africa, bensì in El Salvador (Centro America). Tutto si svolge in un piccolo centro abitato che si trova, per sua sfortuna, nella zona di contatto fra i rivoluzionari e l’esercito. Gli spettatori saranno testimoni di come i pacifici abitanti siano minacciati, sequestrati, uccisi e di come i militari andassero a reclutare bambini di 10-12 anni direttamente a scuola. 
Buon film, chi regge questo tipo di argomenti (con tanti morti ed esecuzioni) non dovrebbe perderselo.

IMDb 8,0  RT  72%   Orso di Cristallo al Festival di Berlino
 

76 * “Lucía (I)” (Humberto Solás, Cuba, 1968) * con Raquel Revuelta, Eduardo Moure
L’aggiunta di (I) al titolo è necessaria per specificare che si tratta solo della prima parte di un film relativamente lungo che narra le storie di tre donne, tutte di nome Lucía, vissute in tre epoche completamente diverse. La prima, l’unica che ho trovato in rete, si svolge nel 1895, le altre due rispettivamente nel 1932 e nel 196x (proprio così, un qualunque anno dei ’60).  Un bel bianco e nero, con grande uso della camera a mano, descrive l’ambiente della ricca borghese della Cuba di fine ‘800. Una classica storia di passione che termina in tragedia e non dirò di più. 
Questa prima parte dura solo un’ora ed è disponibile su YouTube. 

IMDb  7,3   FA  6,8


77 * “The Passion od Joan of Arc” (Carl Theodor Dreyer, Danimarca, 1928) * con Maria Falconetti, Eugene Silvain, André Berley
Gli ultimi giorni di Giovanna d’Arco,vale a dire il processo per eresia ed il rogo. Una serie pressoché infinita di volti affascinanti, rugosi, rotondeggianti, smunti, con sguardi minacciosi, preoccupati, increduli, deridenti, primissimi piani e facce deformate dalle riprese ravvicinate dal basso ... una collezione estremamente varia e quasi perfetta. 
L'interpretazione e il montaggio, relativamente rapido per un film degli anni '20, rende quasi superflui i cartelli con il dialogo. Qualunque cinefilo dovrebbe vederlo se non l’ha già fatto.
La versione che ho guardato (Criterion Collection) si apre con una nota che rende edotti gli spettatori che anche questo film fu vittima della censura (per motivi religiosi, ovviamente) ancor prima della sua uscita e poco dopo andò a fuoco.  Un secondo negativo ri-montato da Dreyer fece la stessa fine. Per oltre mezzo secolo circolarono quindi copie incomplete finché nel 1981 per puro caso fu ritrovata una copia danese in un armadio di un manicomio norvegese.
Dalla collaborazione del Danish Film Museum con la Cinémathèque française è stata prodotta la copia restaurata attualmente in circolazione che si suppone essere quasi identica alla quella originale.

IMDb  8,4   FA  97% 


78 * “El bulto” (Gabriel Retes, Mexico, 1992) * con Gabriel Retes, Héctor Bonilla, Lourdes Elizarrarás
Film con trama originale, diretto da Gabriel Retes e interpretato da lui stesso, sua madre, i suoi figli e vari attori professionisti. Il tema non è quello che può sembrare a prima vista, ma è un modo di mettere a confronto la vita e la politica messicana a 20 anni distanza. Si tratta della storia di un reporter di sinistra il quale, mentre scatta foto nel corso di una manifestazione, viene colpito da una manganellata ed entra in coma. Si risveglia dopo 20 anni, durante i quali è stato accudito soprattutto dalla madre, dal figlio e dalla figlia che non ha mai visto, essendo nata dopo l'incidente. Pur analizzando sommariamente il ritorno alla vita e in famiglia (quasi estranea), e i rapporti interpersonali dai vari punti di vista, l'intento del regista è quello di mettere a confronto le idee rivoluzionarie dei giovani di sinistra del '68 con quelle della fine degli '80 e tutti sappiamo quali profondi cambiamenti sono intervenuti in quel periodo nelle sinistre di tutto il mondo. 
Prodotto a basso costo in un periodo di stanca della cinematografia messicana, è stato apprezzato ed elogiato soprattutto per la sua valenza politica. Per apprezzare questo aspetto bisogna necessariamente conoscere almeno un po' la storia e la società messicana, altrimenti resta solo il racconto di un risveglio da un ventennio di coma con tutto ciò che ne consegue, che comunque non è da buttare.
“Bulto” ha vari significati, in questo caso “baule, peso, fardello”, ed è ovviamente riferito a Lauro, il protagonista.

IMDb  7,3   FA  6,6  


79 * “La extraña pasajera” (Fernando A. Rivero, Mexico, 1953)  *  con Emilia Guiú, Víctor Manuel Mendoza, Tito Junco
Non è un gran film ... si svolge tutto su un treno sul quale, in poche ore, succede più o meno di tutto, forse troppo.
Ci sono passeggeri comuni ma anche un giocatore di professione (= baro?), una femme fatale, un prigioniero in manette scortato da militari, un colonnello in borghese, un maggiore in divisa, pistole e soldi in discreta quantità. Per di più le storie sono in effetti due ma, dati gli spazi limitati e i relativamente pochi personaggi, chiaramente si intrecciano e qualcuno ha un ruolo determinante in entrambe.
Per chiarire tutto si deve attendere la fine.

IMDb  6,8   


80 * “Cuidado con el amor” (Miguel Zacarías, Mexico, 1954) * con Pedro Infante, Elsa Aguirre, Fanny Schiller 
Per tenermi in allenamento con il castigliano-messicano ho guardato un’altra classica commedia musicale degli anni ’50 avente quale protagonista l’amatissimo Pedro Infante.
Buono nel suo genere, ma assolutamente trascurabile per il cinema serio e certamente non fra i migliori prodotti dell’Epoca de Oro del Cine Mexicano, periodo al quale appartiene.

IMDb  7,5   FA 7,2


81 * “Home - Storia di un viaggio“ (di Yann Arthus-Bertrand, Francia, 2009) * Film-documentario prodotto da Luc Besson, colonna sonora curata da Armand Amar
Sono stato un po' indeciso se inserirlo fra i film o meno ma poi, come è evidente, ho optato per considerarlo (quasi) alla stregua di un film. 
Si tratta di in documentario sui generis che mi ha entusiasmato e pertanto gli ho dedicato un post più lungo delle solite micro-recensioni

 

82 * “Phantom” (di F. W. Murnau, Germania, 1922) * con Alfred Abel, Frida Richard, Aud Egede-Nissen 
Si tratta di uno dei film di Murnau generalmente meno apprezzati. Anch’io l’ho trovato macchinoso, un po’ ripetitivo e inutilmente lungo. La versione disponibile in rete è quella restaurata pochi anni fa in modo quasi perfetto.
Nonostante il titolo, la storia non ha niente a che vedere con fantasmi né con fenomeni paranormali o soprannaturali e quindi neanche con Nosferatu, uno dei suoi vari capolavori, prodotto nello stesso anno.

IMDB  7.0  


83 * “Niwemang - Half Moon” (di Bahman Ghobadi, Iran, 2006) * con Ismail Ghaffari, Allah-Morad Rashtian, Farzin Sabooni
Ancora un film iraniano che si è fatto onore all'estero ottenendo vari riconoscimenti fra i quali tre premi a San Sebastian dove il regista Ghobadi aveva già vinto due anni prima con “Turtles can fly”.
In Niwemang penso che però abbia perso l'occasione (o non gli è stato consentito) di approfondire la tematica della musica proibita in Iran da Saddam Hussein per oltre 30 anni, con le cantanti confinate in un piccolo villaggio in quanto era vietato loro di esibirsi davanti agli uomini e tutti i problemi dei curdi tuttora lontani da una qualunque risoluzione. 
Toccanti e affascinanti sono le scene (seppur più cinematografiche che reali) della fabbrica di strumenti musicali e delle cantanti sui tetti del villaggio, tutte "armate" del loro imprescindibile tamburo a cornice. Per il resto il film volge più alla commedia negra avvicinandosi talvolta a situazioni al limite del surreale del tipo di quelle di Kusturica.
La presenza di Golshifteh Farahani (About Elly) nella confusa parte conclusiva, non è una delle sue migliori interpretazioni, di certo non salva il film.

IMDB  7.3  RT 100%


84 * “Gaav” (The Cow) (di Dariush Mehrjui, Iran, 1969) * con Ezzatolah Entezami, Mahin Shahabi, Ali Nassirian
Pare che sia un classico, film quasi d'epoca (del 1969 quando al potere c’era ancora lo Scià di Persia. La trama si basa su un dramma pirandelliano-kafkiano (con risvolti comici) che si consuma un piccolo villaggio. Uno dei pochissimi possessori di una vacca (che accudisce come fosse una figlia) un giorno va in città e durante la sua assenza l'animale improvvisamente e inspiegabilmente muore.
Di comune accordo tutti gli abitanti decidono di sotterrarla immediatamente e dirgli che è scappata, temendo che possa morire al conoscere la verità. Purtroppo le conseguenze del loro gesto (pur fondato su buoni propositi) si rivela essere peggiore e gli effetti saranno drammatici. (tipico caso di cura peggiore della malattia).
La descrizione per immagini della piazzetta/agorà, dei protagonisti, delle loro abitazioni e delle stradine affascina per la sua semplicità e anche per i volti dei coprotagonisti, senz'altro non attori professionisti, ma proprio per questo estremamente reali e veritieri.
Interessante prodotto, sia per la trama, sia per l'aspetto antropologico, sia per la ben bilanciata messa in scena e narrazione.
2016-0

IMDB  8.2  


85 * “Badkonake sefid” (The white balloon) (di Jafar Panahi, Iran, 1995) * con Aida Mohammadkhani, Mohsen Kafili,Fereshteh Sadre Orafaiy 
Quest'altro film iraniano, più moderno, a colori e ambientato a Teheran, ha come protagonista una bambina di 8 anni per la verità abbastanza irritante. Un po' lamentosa, un po' capricciosa, abbastanza disobbediente e sprovveduta, ma che fra pianti e qualche idea ingegnosa riesce a coronare il suo sogno: avere un pesce rosso per il capodanno persiano. Dal momento in cui, grazie anche al fratello di pochi anni più grande, riesce ad ottenere dalla madre i soldi  per andarlo a comprare inizia il suo lungo e soprattutto travagliato viaggio fra tanti intoppi, pericoli e coincidenze sfortunate.
Premiato a Cannes 

IMDB  7.8  RT 80% 


86 * “Son of Saul” (di László Nemes, Ungheria, 2015) * con Géza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn 
Nulla da eccepire per questo Oscar che, al di là della storia, è un ottimo prodotto cinematografico, al contrario (secondo me) di Spotlight che si basa su un inchiesta meritevole aver vinto il Pulitzer (premio di giornalismo) ma lo stesso soggetto non dovrebbe essere sufficiente per vincere un Oscar come miglior film. 
Camera a spalla, riprese da dietro, poca profondità di campo, fuoco su un personaggio per volta, conseguenti sfondi spesso sfuocati e infine la scelta del formato 1,37:1  che quasi costringe a concentrare l’interesse sull’azione e sul movimento del protagonista in luoghi affollati da disperati e soldati, il tutto accompagnato dalla “colonna sonora” delle grida di dolore e paura dei primi e di comando e minaccia dei secondi.
Al contrario Géza Röhrig, attore protagonista, non parla quasi mai essendo solo concentrato a sopravvivere ed a portare a termine il suo pio compito, anche a costo della propria vita. 
Ripeto ottimo Film, con la “F” maiuscola.

IMDB  7.9  RT 96%  Oscar 2016 Miglior film straniero


87 * “La tierra y la sombra” (di César Augusto Acevedo, Colombia, 2015) * con José Felipe Cárdenas, Haimer Leal, Edison Raigosa
Interessante film che si svolge quasi interamente fra immensi canneti che vengono tagliati e bruciati, una conseguente quasi continua pioggia di cenere ed una piccola casa isolata nella quale vive un uomo, costretto a letto da problemi polmonari peggiorati dalle ceneri, sua madre, la moglie e il figlio di 6 anni ... fino al ritorno del padre allontanatosi da casa da una dozzina di anni. 
Dramma più che altro familiare che si sviluppa attorno al rancore della nonna nei confronti del marito e l’ostinazione a voler rimanere in quella casa che è la loro unica proprietà. Tutto ciò aggravato dalla malattia e da problemi lavorativi. 
Buon film basato sugli sguardi, le pause e le immagini che si alternano fra campi a perdita d’occhio e la semioscurità degli ambienti della casa nella quale è d’obbligo mantenere le finestre chiuse per cercare di limitare l’ingresso delle ceneri. Storia raccontata attraverso le immagini e senza avere bisogno di un cumulo di parole ... questa secondo me dovrebbe essere l’essenza del cinema e per questo non amo le “sceneggiature logorroiche”.

IMDB  7.4  RT 100%  4 Premi a Cannes


88 * “Mustang” (di Deniz Gamze Ergüven, Francia, 2015) * con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Tugba Sunguroglu 
La storia la conoscono probabilmente tutti, moderna, attuale, eppure ci mostra retaggi e tradizioni quasi medioevali, purtroppo ancora radicati in parecchie regioni del mondo. Dei tre questo è senz'altro il più vivace, il più vario, passando in pochi istanti dal dramma alla commedia, a un certo punto con tocco di Bollywood, ma la storia appare raffazzonata, mal descritta temporalmente e con troppe incongruenze, al limite del non plausibile. Credere che le cinque disinibite ragazze siano cresciute in un piccolo villaggio turco, condizionato da una mentalità bigotta seppur tradizionale è veramente difficile da credere. I loro atteggiamenti, la loro biancheria intima che viene esibita quasi costantemente, il loro stesso aspetto estremamente curato non possono essere compatibili con 5 ragazze segregate in casa per lungo tempo, alcune molestate dallo zio, senza contatti con l’esterno. Forse anche in quanto mi aspettavo francamente di più l’ho trovato veramente mediocre, appena sufficiente. 

IMDB  7.6 RT 100%  Nomination Oscar per Miglior film straniero


89 * “El abrazo de la serpiente” (di Ciro Guerra, Colombia, 2015) * con Nilbio Torres, Jan Bijvoet, Antonio Bolivar
Buon film, ma mi sembra un'occasione mancata; un ottimo soggetto con due storie quasi parallele distanti 40 anni, proposte intrecciandole fra loro in fase di narrazione. L'alternanza di discorsi seri, fra il filosofico e religioso, con alcuni più triviali non giova al film, così come mi sono sembrati eccessivi i troppi riferimenti a caucheros e l’incontro con l'invasato brasiliano che si crede figlio di Dio. L’arrivo alla missione e lo scontro con il cappuccino che domina la sua comunità di bambini è forse la sola attinente alla storia nel complesso, nella quale si percepisce di più l’aggressività e invasività e degli occidentali nell’area amazzonica. Qualche pecca tecnica in particolare durante quasi tutte le scene in piroga che spesso si vede ferma mentre in controcampo si vede invece in movimento mentre i protagonisti pagaiano. Infine, non c'è controprova per sapere se la scelta di girare in bianco e nero sia stata giusta o meno. Belle riprese, ma non le definirei memorabili.

IMDB  8,2  RT 100%  Nomination Oscar per Miglior film straniero - Premiato a Cannes e al Sundance Festival
 

90 * “Umimachi  Diary” (Little Sister) (di Hirokazu Koreeda, Japan, 2015) * con Haruka Ayase, Masami Nagasawa, Kaho 
Classico film giapponese, descrittivo, senza grandi avvenimenti, ma con una più che buona descrizione dei protagonisti, in questo caso quattro (3 + 1) sorelle che vivono in una grande casa antica, in una piccola cittadina vicino al mare. Il film inizia con il funerale del padre delle ragazze e le tre già adulte, figlie di primo letto, decidono di “adottare” la sorellastra tredicenne non reputando opportuno che rimanga sola con la madre. 
Ben delineate le personalità delle sorelle, tutte molto diverse fra loro. Film piacevole, ben diretto ed interpretato, che in qualche modo richiama lo stile di Ozu.
Fra la storia di queste 4 sorelle giapponesi e quella delle 5 sorelle turche di Mustang scelgo senz’altro la prima.

IMDB  7.6  RT 84%  Premiato a San Sebastian, Nomination Palma d’Oro a Cannes


91 * “Profundo carmesi” (di Arturo Ripstein, Mexico, 1993) * con Regina Orozco, Daniel Giménez Cacho, Sherlyn
Ancora una volta Ripstein (Un lugar sin limite, El castillo de la pureza, ...) propone una storia torbida e questa volta anche violenta. Si tratta della storia vera di un uomo che derubava donne sole alla ricerca dell’anima gemelle e che si imbatte una “folle” che scopre il suo gioco e quasi lo costringe a mettersi in società.
Mentre lui tende più ad essere un semplice truffatore lei è senz’altro l’anima nera della coppia che lascia dietro di sé una scia di sangue ... fino alla scena finale.
IMDB  7.3  RT 75%  3 premi ed 1 Nomination a Cannes 1996

 

92 * “Viaggio in Italia” (di Roberto Rossellini, Italia, 1954) * con Ingrid Bergman, George Sanders, Maria Mauban  
Sono andato al cinema con grande entusiasmo e ne sono uscito molto deluso. Ottima operazione di restauro della Cineteca di Bologna, ma avrebbero fatto meglio a restaurare qualche altro film. Non è certo fra i migliori film di Rossellini e per questo è fra i meno conosciuti. Già all’uscita fu molto criticato ma poi i suoi famosi seguaci della Nouvelle Vague francese ne hanno fatto quasi una pellicola cult. Mi interessava per vedere qualche scorcio di Napoli degli anni ’50 e in questo sono stato accontentato visto che per buona parte del film Ingrid Bergman (venuta per vendere una villa da poco ereditata da uno zio) fa la turista visitando Pompei, Cuma, l’Antro della Sibilla, la Solfatara, il cimitero delle Fontanelle. La colonna sonora è costituita da canzoni napoletane intercalate da grida di ambulanti e pescatori. I numerosi stereotipi, incongruenze ed errori marchiani ne fanno quasi un film di serie B. Non capisco quelli che lo osannano solo perché il regista è un tale Rossellini ...

IMDB  7.4  RT 100%  

 

93 * “La calle de la amargura” (di Arturo Ripstein, Mexico, 2015) * con Alberto Estrella, Leticia Gómez Rivera, Silvia Pasquel
La più recente pellicola di Arturo Ripstein, regista messicano settantenne che spesso a trattato temi scabrosi e storie ambientate in luoghi a dir poco degradati.
Dei quattro suoi film che ho visto questo è senz’altro il migliore anche perché si avvantaggia di una splendida fotografia in bianco e nero, degna dei migliori noir e che in alcuni momenti richiama addirittura l’espressionismo dei film muti tedeschi degli anni ’20.
Come tutti i film di Ripstein, anche questo è stato subito molto discusso, potrete trovare vari articoli e recensioni in italiano dato che è stato presentato a Venezia, fuori concorso.
La trama si ispira ad una storia vera, due prostitute avanti negli anni e con difficoltà a procacciarsi clienti decidono di drogare e quindi derubare due lottatori nani (gemelli), ma qualcosa va storto. In tutto lo squallore e il degrado della vita della maggior parte dei protagonisti c’è anche molta ironia.
Non è per tutti, ma lo consiglio.

IMDB  6.5  RT 55%  

 

94 * “Una separazione” (di Asghar Farhadi, Iran, 2010) * con Peyman Moaadi, Leila Hatami, Sareh Bayat
Probabilmente è il più famoso film iraniano e meritatamente. Nel complesso è un’ottima pellicola drammatica, ben diretta, ben interpretata e con una eccellente sceneggiatura per la quale ebbe anche la nomination all’Oscar.
Un’escalation di tensioni familiari e interfamiliari costellata da eventi drammatici, bugie, riserve mentali, illazioni e sospetti. Si inizia con un’udienza per un divorzio e si finisce nello stesso modo, ma questa volta per stabilire con quale dei genitori debba andare a vivere la figlia tredicenne alla quale spetta la decisione. Lo spettatore non saprà quale sia la scelta in quanto quando il giudice, su richiesta della ragazza, fa uscire i genitori dall’aula iniziano a scorrere i titoli di coda. Da non perdere.

IMDB  8.4  RT 100%  Oscar 2012 come Miglior film straniero e altri 76 premi fra i quali Orso d'Oro a Berliino e Golden Globe

 
95 * “The Lobster” (di Yorgos Lanthimos, Irlanda, 2015) * con Colin Farrell, Rachel Weisz, Jessica Barden, Olivia Colman
Parte bene come dark comedy, ma ben presto si perde, peggiorando strada facendo fino a uno sconclusionato finale e non mi riferisco solo agli ultimi minuti.
Bravo Colin Farell e molti dei caratteristi che impersonano gli ospiti del molto particolare residence. La descrizione della varia umanità (?) che lo popola, pensionanti e staff, è ben proposta ed ha aspetti e trovate originali e divertenti, qualcuna geniale. Dal momento in cui si passa alla comunità nel bosco calano il ritmo e divertimento, per non parlare delle visite in città.
Film a doppia velocità, molto deludente rispetto alle aspettative, ma non del tutto malvagio ... più che altro un’occasione mancata.

IMDB  7.2  RT 92%   3 premi a Cannes


96 * “El patrón, radiografía de un crimen” (di Sebastián Schindel, Arg/Ven, 2015)
con Germán de Silva, Joaquín Furriel, Andrea Garrote 
Ennesimo film basato su avvenimenti reali che, nella fattispecie, furono peggiori e di maggior durata rispetto a quanto rappresentato nel film. Storia di moderno schiavismo, senza catene reali ma fatto di promesse campate in aria, ricatti morali e vessazioni psicologiche, chiaramente a discapito di persone deboli (non fisicamente) e di basso livello culturale.
Il protagonista principale è un buon uomo, forte ma con una zoppia, arrivato a Buenos Aires dalla provincia e impiegato in una macelleria. Gli altri personaggi sono sua moglie, “l’istruttore-macellaio”, l’avvocato “quasi d’ufficio” e ovviamente il patrón (piccolo boss malavitoso). Sono tutti abbastanza ben descritti con una nota di merito particolare per il suo mentore che è un cattivo (in quanto “rigenera” la carne avariata) buono e parla del suo mestiere quasi come fosse una missione.
Le parti della manipolazione delle carni potrebbe essere troppo per i più sensibili di stomaco e per gli igienisti e potrebbe creare nuovi vegetariani ... 
Non un capolavoro, ma senz’altro molto ben realizzato da Schindel che ha ottenuto numerosi riconoscimenti così come Joaquín Furriel che interpreta il protagonista Hermogenes
Da guardare se se ne ha l’occasione, tenendo presente l’avvertimento di cui sopra.

IMDB  7.4  FA  6,8   


97 * “Taxi Teheran” (di Jafar Panahi, Iran, 2015) * con Jafar Panahi

Apprezzabile per la creatività e per il risultato nonostante i grossi limiti derivanti dalla proibizione di filmare in Iran. Come per i due precedenti film Jafar Panahi in un modo o nell’altro è riuscito ad aggirare il divieto e a produrre questo film che si svolge per lo più in un taxi con lui alla guida e anche i pochi avvenimenti all’esterno del veicolo sono ripresi dall’interno con inquadrature fisse. Solo in alcuni casi è lui a ruotare la camera ed un paio di volte le riprese sono quelle effettuate con una digitale compatta da sua nipote Hana che lo accompagna nella seconda parte del film.
La ragazzina è veramente sua nipote ed è stata lei a ritirare l’Orso d’Oro a Berlino per conto dello zio al quale è negato anche il passaporto e quindi la possibilità di recarsi all’estero.
Onestamente penso che in mancanza di questa situazione di censura e di limitazione di libertà di movimenti Taxi non avrebbe ottenuto lo stesso successo, ma è altrettanto vero che in tal caso Jafar Panahi avrebbe girato tutt’altro film.

IMDB  7.5  RT 100%   Orso d’Oro e Premio FIPRESCI a Berlino


98 * “Tangerine” (di Sean Baker, USA, 2015) * con Kitana Kiki Rodriguez, Mya Taylor, Karren Karagulian 
Film della nuova frontiera cinematografica, girato in tre settimane utilizzando tre comuni iPhone 5S con un budget di appena 100.000 dollari!!! Ma ciò non aggiunge o sottrae niente ai suoi meriti, in quanto si tratta di una brillante commedia dark, ambientata fra transgender, prostitute e omosessuali, ma senza alcuna volgarità gratuita, solo gli atteggiamenti e lo slang che ci si aspetta si usino in tale ambiente. Certamente non adatto ad educande (se ancora esistono) o a orecchie troppo caste. 
Ha già vinto numerosi premi e raccolto ancor più nomination, è anche stato presentato al Festival di Torino, spero in versione originale. Sarebbe un sacrilegio doppiarlo facendo perdere allo spettatore i veri toni di ogni battuta ed ogni insulto. 
Non si intuisce subito come i vari personaggi che si seguono all’inizio possano poi entrare nella trama e i colpi di scena non mancano fino alla fine, anche quando talvolta può sembrare che si sia giunti ad un punto morto. Umanità molto varia che va dal tassista armeno ai passeggeri casuali che carica a bordo e a sua suocera “più armena” di lui, dalla tenutaria di un bordello di infimo ordine in un piccolo squallidissimo appartamento alla ragazza orientale che gestisce il piccolo locale nel quale si riuniscono verso la fine molti dei protagonisti. 
Bei colori (ovviamente trattati), musica perfetta e ben distribuita e, ovviamente, tanta camera (iPhone) a mano.
Chiunque abbia un buon senso dello humour e non sia un bacchettone, non dovrebbe perderselo! 
Questo è il "red band trailer" (= non censurato) originale ... giusto per farvene un’idea. 

IMDB  7.1  RT 97%  


99 * “Nie yin niang (The Assassin)” (di Hsiao-Hsien Hou, Cina, 2015) * con Chen Chang, Qi Shu, Yun Zhou
Film di una lentezza estenuante, quasi privo di avvenimenti, poco parlato, tante inquadrature fisse, colori carichi ma poco vivi dopo la prima decina di minuti in bianco e nero, accompagnato per lunghi periodi dal suono ritmato (4 o 5 secondi) di un singolo tamburo quasi a scandire il tempo. 
Ambientata nel VII secolo, la storia si sviluppa fra esterni naturali affascinanti (ai quali la fotografia non dà il giusto merito) e ambienti interni ben ricostruiti ma scarni. Anche una danza al ritmo di tamburi, che a metà film ravviva un poco il ritmo, appare disgiunta dal resto e anche se può richiamare per un attimo scene come quella in “La foresta dei pugnali volanti” è molto lontana da quel livello. Gli appassionati dei classici combattimenti fra maestri di arti marziali con spade, bastoni o mani nude resteranno altrettanto delusi, sono pochi e brevi. 
Non posso dire che sia brutto o mal fatto, ma dice poco, molto poco ... lo definirei ignavo.
I due premi ottenuti a Cannes (per regia e colonna sonora) contrastano con i recensioni non eccellenti, quasi scarse.

IMDB  6,5  RT 82%   2 premi a Cannes


100 * “Mandariinid” (Tangerines) (di Zaza Urushadze, Georgia/Estonia, 2013) * con Lembit Ulfsak, Elmo Nüganen, Giorgi Nakashidze 
Dopo la parziale delusione del novantanovesimo film guardato nel 2016, ho “festeggiato” con il 100°, forse quasi altrettanto lento ma con molta più tensione, ottima descrizione dei personaggi e dei loro cambiamenti nel corso della pellicola. 
Il tutto si svolge al fra due case isolate al margine del bosco e vicine all’agrumeto che fornisce il titolo al film (da non confondere con il “Tangerine”, al singolare, di Sean Baker, recensito un paio di giorni fa al numero 98). 
Questa pellicola di produzione estone-georgiana ci riporta ad uno dei vari conflitti successivi all’indipendenza di molte repubbliche ex-sovietiche, in questo caso gli scontri del 1992 fra georgiani, ossezi, acbasi e mercenari ceceni e avvenuti in Georgia (già indipendente) dalla quale erano scappati quasi tutti gli estoni, tornando in patria sul Baltico. 
I protagonisti sono 4: i due estoni (Ivo e Margus, unici residenti nelle due case) ed un ceceno e un georgiano (combattenti su fronti opposti) feriti in un scontro a fuoco ai quali i primi due salvano la vita. La convivenza sotto lo stesso tetto chiaramente non è delle più semplici. 
Apertamente contro la guerra, il film scorre fra le sagge considerazioni di Ivo che in un modo o nell’altro tenta di sopravvivere e far sopravvivere l’intero gruppo, le ansie e le preoccupazioni di Margus per il suo raccolto di mandarini messo a rischio dalla guerra, le continue minacce e gli insulti che si rivolgono i due combattenti. Non manca una certa ironia che va spesso a spezzare il clima di tensione che inevitabilmente si crea fra i protagonisti. 
Prodotto nel 2013, candidato all’Oscar 2015 per i film stranieri (fra i quali c’era “Relatos salvajes” aka “Storie pazzesche”, ma fu vinto dal polacco “Ida”), dovrebbe uscire in Italia il 7 aprile 2016 ... meglio tardi che mai.
Consigliato.

IMDB  8.4  RT 86%   Nomination Oscar 2015

Per informazioni generiche, tecniche e recensioni  dei film consiglio di consultare i seguenti siti:

IMDb (Internet Movie Database) : il più completo, la Bibbia del Cinema, con archivio di 3.5mln di titoli e quasi 7mln di nomi (in inglese)

Rotten Tomatoes : meno dati di IMDb, raccoglie soprattutto recensioni in rete, quindi carente su film datati (in inglese, con numerose recensioni in spagnolo)

Film Affinity/es : trovo che sia il più completo per quanto riguarda film spagnoli e dell'AmericaLatina (in spagnolo)

Allo Ciné : sopratutto cinema francese, ma non solo (in francese)

 Upperstall.com  : specializzato in cinema indiano. uno dei più frequentati al mondo fra i siti che si occupano di cinema  (in inglese)

per ricevere o fornire informazioni cinematograiche potete scrivermi a giovis@giovis.com

     

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